“Era ora.
Dopo aver rischiato di perdere i finanziamenti statali relativi alla bonifica dei siti classificati di “interesse nazionale” di Tito e Valbasento, è stato siglato l’accordo di programma tra regione Basilicata, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente per una cifra di circa 46 milioni di euro. Adesso non bisogna più perdere tempo.
E’ di vitale importanza che dette risorse vengano immediatamente cantierizzate per dare risposte chiare in termini ambientali, di salute pubblica e di vivibilità per le popolazioni interessate, le quali hanno pagato negli anni un prezzo troppo alto per una bonifica che non è stata fatta con celerità nell’area compresa tra Salandra e Pisticci”.
Lo afferma in una nota la Filctem Cgil Matera.
“E’ d’obbligo – prosegue – che all’ambiente si coniughi il lavoro.
E’ in questa ottica che le istituzioni devono intraprendere le necessarie attività di ricerca di quelle aziende manifatturiere disposte ad allocarsi in Valbasento che rispondano a criteri di serietà e di credibilità e che operino, possibilmente, nel settore della “Green Economy”, con l’obiettivo di creare un polo dedicato.
A tale proposito la regione Basilicata deve attivarsi per far si che la bonifica radicale diventi precondizione per il rilancio economico – occupazionale. Posizione lineare da sempre sostenuta dalla Filctem Cgil Matera la quale ritiene, inoltre, che in tale momento drammatico della storia recente, siano necessari solo ed esclusivamente i fatti”.
“Il Direttivo Filctem Cgil Matera – conclude il comunicato – impegna la categoria a monitorare puntualmente le fasi della bonifica e di attivarsi giorno dopo giorno per incrementare l’occupazione, auspicando che tale “mission” sia fatta propria in toto dalla nuova Giunta regionale e da tutti i soggetti interessati”.
E in merito alla nota della Filctem Cgil arriva la precisazione della Regione Basilicata, che spiega come non abbia rischiato di perdere i finanziamenti statali a tali opere destinati ma li ha effettivamente persi semplicemente perché il fondo destinato ai “Sin” (quelli lucani ma anche quelli nelle altre regioni) è stato semplicemente azzerato negli anni scorsi dal Governo nazionale.
Di contro, proprio l’auspicata, da parte della Cgil, attivazione da parte della Regione finalizzata a porre in essere “solo ed esclusivamente i fatti” ha portato la stessa Regione a destinare quasi 45 milioni di propri fondi, attinti quasi tutti dal proprio Fondo di Coesione, alle attività di Bonifica, definite, queste sì, con il concorso di Ministero dello Sviluppo economico e Ministero dell’Ambiente.
Una situazione paradossale, visto che il sito inquinato viene dichiarato di interesse nazionale ma la sua gestione finisce con l’essere scaricata integralmente sui fondi a disposizione della Regione, ma che testimonia proprio la volontà di non perder tempo.