“In Europa dell’Est, le ultime roccaforti del buon cinema sono i festival e presto anche qui da voi, per trovare immagini autentiche, non si potrà più contare sulle sale cinematografiche”.
In una serata gremita di gente, il pluripremiato ed eclettico Emir Kusturica ha lanciato la sua provocazione dal palco della Sala piccola della XIII edizione del Lucania Film Festival che lo ha visto assoluto protagonista nella terza giornata di proiezioni e spettacoli.
Le sue parole hanno dato vita ad un’inquadratura in cui l’immagine della kermesse pisticcese coincide con la visione del grande artista serbo.
Il LFF è il festival dei luoghi e delle persone, è lo spazio entro il quale giovani video-maker possono confrontarsi con registi affermati in un clima di familiarità e prossimità da cui sono banditi i red carpet e gli abiti da cerimonia.
Da Pisticci a Kustendorf – il piccolo villaggio serbo interamente realizzato in legno di recupero fatto costruire dal regista nel 2004 anche per accogliere il suo festival dedicato alla settima arte – il passo è davvero breve.
E allora, perché non pensare ad un gemellaggio fra le due realtà?
La domanda è nata spontanea in tutti gli spettatori, numerosi e attenti, ed è stata formulata dalla moderatrice della Lectio magistralis “Cinema e Territorio”, la docente universitaria di Storia e Teoria del Cinema, Manuela Gieri.
Il “perché no?” dell’autore di Underground apre a Pisticci prospettive inimmaginabili.
Perché non valorizzare una relazione edificabile sulla volontà comune di selezionare il meglio della proposta cinematografica dando priorità alla qualità piuttosto che alla quantità?
Kusturica lo sottolinea riportando un aneddoto autobiografico legato alla sua esperienza di giurato: “Quando ero a Cannes nell’84, i film candidati e selezionati erano solo 600; oggi sono diventati circa 3700.
E’ un chiaro segnale che la quantità sta distruggendo la qualità ed è proprio questa la ragione che mi ha spinto ad organizzare un festival per incoraggiare i giovani autori che non riescono ad emergere a causa delle logiche imposte dalle major del settore che, puntando alla semplificazione, dettano i canoni estetici seguendo esclusivamente i gusti del mercato”.
Perché non creare un ponte fra due luoghi lontani eppur così simili, due realtà che stanno puntando sul cinema e sul sul suo indotto come veicolo di sviluppo dei territori?
“Per me in un film, lo spazio viene prima del tempo – ha confidato il regista serbo – ma oggi i diktat imposti da Hollywood determinano una carenza in tal senso che si può rilevare nella maggior parte dei film in circolazione”.
Nota di colore che ha divertito l’intera platea, il riferimento alla nota attrice Angelina Jolie recentemente passata dietro la cinepresa per girare un film sulla guerra in Bosnia.
“Come può una diva barricata nella sua superlussuosa villa realizzare un film del genere senza aver conosciuto da vicino il dramma di un territorio lacerato dalla violenza”?
Il rapporto della settima arte con il territorio è la direzione che verrà seguita per consolidare il gemellaggio tra il piccolo regno di Kusturica, location de “La vita è un miracolo”, e la cittadina jonica lucana: Kustendorf come Art Zone, il progetto candidato agli Awards dello sviluppo creativo promosso dagli organizzatori del Lucania Film Festival per il recupero del centro storico di Pisticci attraverso la trasformazione delle tipiche lammie in unità polivalenti, destinate non solo ad ospitare gli artisti coinvolti a vario titolo e in differenti momenti dell’anno nell’attività del Festival, ma anche ad accogliere attività laboratoriali e multimediali.
“Conosco ogni singola battuta e frammento della produzione felliniana e viscontiana e so in che misura i loro film attingano alla tradizione del territorio”, ha detto il regista che forse non immaginava di aver percorso le stesse strade e di aver attraversato le stesse piazze che 50 anni fa furono immortalate in bianco e nero dal grande Luchino e dai suoi collaboratori durante i sopralluoghi in Lucania che hanno preceduto le riprese del capolavoro “Rocco e i suoi fratelli”.
Ogni luogo ha qualcosa da narrare e anche Pisticci ha saputo raccontare la sua piccola ma importante storia ad uno dei maestri del cinema contemporaneo che fin dalla prima pellicola non ha nascosto l’influenza che il cinema italiano ha avuto sulla sua crescita artistica.