Ad un anno dal referendum del 12 e 13 giugnio 2011, il Comitato Acqua Pubblica denuncia ancora una volta a distanza di pochi mesi dall’incontro pubblico organizzato in piazza heraclea, la mancata applicazione dell’esito referendario da parte del governo e delle istituzioni regionali.
Il Comitato mediante una serie di iniziative e di manifesti più volte ha reso pubblico il malcontento per la mancata applicazione della volontà del 54% degli elettori lucani.
Secondo il comitato la regione Basilicata con A.A.T.O e Acquedotto Lucano non abbassa le tariffe eliminando come da quesito referendario, il profitto dell’acqua, non rende pubblica la gestione dell’acqua e non tutela l’acqua dalle trivellazioni petrolifere. Una situazione che a detta del Comitato non è più tollerabile per questo il comitato chiede ai sindaci lucani di convocare l’assemblea AA.T.O. per abbassare le tariffe ed eliminare con la regione le società per azioni Acqua S.p.a e Acquedotto Lucano evitando future cessioni di quote ai privati e trasformandole in unico ente di diritto pubblico con la partecipazione di cittadini come sancito dall’esito referendario.
In alternativa di uscire da acquedotto lucano e gestire in proprio o in consorzio con altri comuni l’Acquedotto locale e i servizio di depurazione cittadino che garantirebbe più occupazione ed efficienza, e infine chiede un piano per l tutela della acque dall’inquinamento in genere e dalle estrazioni petrolifere a seguito del memorandum per tutelare la diga di Senise onde evitare che rischi di essere inquinata come accade per quella del Pertusillo.
Richieste più che motivate quelle del Comitato che difende a spada tratta un diritto acquisito da tutti gli italiani che votarono per il referendum e che fin ad ora sembrerebbe ancora negato.