Finale in crescendo per la tappa materana – quinta del 2015, quindicesima in assoluta – del tour “Panorama d’Italia”.
Record assoluto di iscrizioni on-line in rapporto alla popolazione, grande afflusso in piazza, applausi e domande sempre.
Nel format finale, “Presidente mi spieghi” i piano del governatore Marcello Pittella sul futuro della Basilicata.
“Strade pulite, balconi ordinati, persone affabili, accoglienti e ospitali. Meraviglia dei Sassi a parte, è questo lo straordinario patrimonio di Matera” ha esordito il direttore di Panorama Giorgio Mulè aprendo l’evento conclusivo di Panorama d’Italia, dedicato, come tradizione, all’intervista al governatore, il presidente Pd della Basilicata Marcello Pittella.
Il quale è stato fermo del disegnare per la sua regione un percorso di crescita economica sostenible all’insegna della cultura e dello sviluppo, non solo turistico: “Dobbiamo mettere i nostri ragazzi in condizione di andare a studiare e a formarsi in Europa e quindi tornare a investire le loro conoscenze qui».
Sessant’anni fa “Matera è stata la vergogna d’Italia e adesso è diventata un’eccellenza d’Italia».
Ci saranno, per questo entro il 2019 – anno in cui Matera sarà capitale eruopea della cultura – le nuove infrastrutture di collegamento attese da sempre, che ridurranno sotto l’ora la percorrenza ferroviaria con Bari e daranno funzionalità alle strade. E più lavoro per tutti: “I nuovi 7mila posti di lavoro creati negli ultimi mesi devono confortarci, non dobbiamo pensare che siano tutti legati alla ripresa del settore automobilistico, visto che di questi solo 2mila sono della Fiat”.
Parlando della politica nazionale, Pittella ha detto che “le riforme non consegnno il consenso, ma io vado avanti, prendendomi il tempo necessario per recuperare poi il consenso, quando gli elettori capiranno il senso della mia battaglia. Non mi piace la politica che semplicemente tende la mano al cittadino”.
Si chiude con il passaggio del testimone di Panorama d’Italia.
Prossima tappa Trento, dal 9 al 12 settembre.
La penultima giornata, venerdì, era stata scandida da molti eventi.
Alle 13, a Palazzo Viceconte, Federico Valicenti, chef del ristorante “La Luna rossa” di Terranova del Pollino, ha preparato per il pubblico di Panorama d’Italia la “Ciambotta lucana”, che, sostiene, è “lo scrigno dei sapori della Basilicata. Ingredienti: un peperone, una zucchina, una melanzana, cipolla, tre pomodorini, un pezzo di salsiccia fresca, un peperone crusco, un uovo, un pane intero di Matera e olio. E mentre gli ospiti gustavano, il cabarettista Dino Paradiso li divertiva con uno spassosissimo monologo sulle tipiche mamme materane…
In serata, intervista pubblica a Malika Ayane, a Casa Cava: “Il mio prossimo tour che inizia dopo l’estate sarà qualcosa che terrà insieme musica e varietà. Mi ha ispirato la visione di Un americano a Parigi. Ci sarà una sorta di ruota del destino che deciderà i brani della scaletta”, ha detto la bravissima interprete, davanti a una platea gremita che ha reso necessaria l’installazione di un plasma esterno che rimandava le immagini a un gruppo di fan per i quali non c’era stato posto all’interno.
Infine, una serata densa di cultura e dibattito, con quattro grandi scrittori meridionali a confronto sul tema: “Attenti al Sud”: Pino Aprile, Mimmo Gangemi, Maurizio De Giovanni e Raffaele Nigro, moderati da Antonio Carnevale. Matera è stata descritta come una formidabile metafora del sud. Sarà capitale della cultura europea nel 2019, ma provate a raggiungerla: è difficile in auto, faticoso in treno. Matera città aperta e città chiusa, dunque. È aperta sul mondo, con le eccellenze che gli stranieri stanno finalmente scoprendo. Ed è però staccata dal resto dell’Italia, così come tutto il meridione è rimasto storicamente. “Tutto il mondo è Matera” ha detto Pino Aprile, giornalista di lungo corso e scrittore (suo, tra gli altri, il best seller Terroni), grande conoscitore della Puglia, sua terra, come di tutto il sud d’Italia. “Matera era considerata la vergogna d’Italia, come disse De Gasperi, per un motivo preciso: era colpevole della sua distanza dalle città industriali” ha detto. “In un passato recente dovevamo vergognarci della nostra povertà. Ma col tempo abbiamo scoperto che in quella povertà c’era una ricchezza, la ricchezza della diversità. Oggi, con Internet, quella diversità e quella bellezza si possono mettere a frutto. La nostra vergogna è diventata il nostro orgoglio. Le nuove generazioni hanno imparato che da lì può nascere una nuova economia”.
Maurizio De Giovanni, scrittore napoletano, ha messo l’accento sulle potenzialità del suo territorio. Giallista di successo, De Giovanni ha dimostrato che “solo il recupero di un’identità culturale, attraverso le voci degli artisti, delle università e delle istituzioni, potrà portare una nuova vita, anche economica, a tutto il territorio”. Ma ha anche messo in guardia da un pericolo, un problema d’identità della città di Napoli come di tutto il meridione. “Noi sappiamo di essere il sud?” si è domandato. “Troppo spesso il meridione acquisisce l’identità che gli è attribuita dagli sguardi esterni, e colpevolmente si sottrae alla grande responsabilità di amministrare la propria bellezza”.
Di Calabria ha parlato invece Mimmo Gangemi, nato a Santa Cristina d’Aspromonte, ingegnere, scrittore di numerosi romanzi come Il giudice Meschino: “La Calabria è la meno raccontata delle regioni italiane” ha detto. E ha mostrato come i media propongano un’idea stereotipata e pigra di questa terra. “In Calabria c’è sì la ‘ndrangheta, ma gli uomini dei clan sono soltanto i tasselli di una realtà più complessa, di una compagine sociale e umana che compone un mosaico sfaccettato e tuttavia trascurato dall’attenzione nazionale. Penso a certi errori giudiziari di cui non si dà conto sui giornali, o a certe notizie che ingigantiscono i fatti, o ancora ai pregiudizi difficili da smantellare”.
Sul modo di trasmettere l’immagine del sud, e di un certo dilagante “savianesimo”, ha parlato infine Raffaele Nigro, giornalista e scrittore, lucano di nascita e pugliese d’adozione. Autore del romanzo I fuochi del Basento (premio Supercampiello nel 1987 e best seller da un milione di copie), Nigro ha scritto oltre cento libri dove il sud e la Lucania hanno sempre un posto privilegiato, sia quando si tratta di romanzi (Il custode del museo delle cere fra i suoi più recenti) sia quando si racconta di brigantaggio, banditismo o di poesia. Nell’incontro di Matera, ha tratteggiato un affascinante ritratto della Puglia come “luogo di saggistica” in relazione alla Lucania intesa come “luogo di poesia”. E ha mostrato come la questione meridionale siaoggi soprattutto legata a una questione di immagine culturale, letteraria e mediatica.