Lo scorso 12 febbraio papa Francesco ha nominato il nuovo arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina: si tratta di don Pino Caiazzo, parroco dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina e vicario episcopale per il clero e la vita consacrata.
Il nuovo arcivescovo di Matera ha inviato una lettera ai fedeli lucani. Di seguito il testo integrale:
“Fratelli e sorelle carissimi,
il Santo Padre, Papa Francesco, mi ha chiesto di venire in mezzo a voi come Vescovo (ci spiazza tutti nelle sue scelte e io ne sono la prova!). A lui va la mia gratitudine per aver indicato me. Se questo lo Spirito di Dio gli ha suggerito, non posso che fare mie le parole della Vergine santa, Maria, venerata e amata nella nostra Arcidiocesi di Matera – Irsina, come Madonna della Bruna: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). E proprio domenica, le parole dell’apostolo Pietro, in risposta alla richiesta di Gesù, sulle rive del lago di Gennesaret, mi risuonano chiare: “Sulla tua Parola getterò le reti”(Lc 5,5).
Vi scrivo salutandovi con le parole di S. Paolo, a me tanto caro: “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (Gal 1,3).
In questi giorni ho continuamente pensato: io, parroco da 30 anni, nella periferia di Crotone, abituato a stare in mezzo alla gente, a celebrare in mezzo alle strade, ad annunciare il Vangelo nei punti più disperati del territorio, ad entrare nelle case, a condividere gioie e dolori, a lottare per i diritti della gente,… sarò in grado, conoscendo anche i miei limiti, di portare avanti un compito così fondamentale? Poi, come se lo Spirito Santo mi rimproverasse, ho sentito dentro di me: non devi fare altro che continuare quanto hai sempre fatto.
Vengo a voi, rendendo grazie a Dio che mi ha scelto, uomo tra gli uomini, debole tra deboli, ma certo della ricchezza di grazia che mi ha sempre avvolto e mi avvolgerà. E per questo che mi impegnerò a servire il popolo santo di Dio, a me affidato, dell’amata Chiesa di Matera – Irsina, con entusiasmo, con gioia, con la trepidazione di uno sposo che attende di incontrare la sua sposa.
Non vi nego che da quando ne ho appreso la notizia, al di là dei sentimenti contrastanti (sono umano come tutti voi), ho avvertito una pace interiore impressionante. Sono certo che, con il vostro aiuto e la vostra preghiera, insieme saremo capaci di camminare sostenendoci, tenendo fisso lo sguardo sul Cristo Crocifisso e Risorto. Lui, il volto della misericordia del Padre, in quest’Anno Santo straordinario della Misericordia, ci chiede di comunicarci, come per contatto, quella fede che, come una fiamma, dev’essere trasmessa ed alimentata.
Vengo in mezzo a voi, come pastore, seguendo le orme del mio predecessore, S. E. Mons. Salvatore Ligorio (avrò modo di conoscere, sentirlo e confrontarmi), per stare in mezzo al gregge guidandolo, secondo il ministero che mi compete, ammaestrandolo, ma soprattutto amandolo e condividendo quell’umano che si manifesta nella quotidianità. Sì, voglio stare in mezzo a voi come colui che serve. Desidero farlo con la consapevolezza e nello spirito dell’Evangelii Gaudium, guardando alle periferie esistenziali, come Papa Francesco insistentemente ci insegna. Mi sta a cuore ogni forma di sofferenza nel corpo e nello spirito che desidero visitare, accompagnare e servire (ammalati, poveri, fratelli che portate impresse le ferite della vita). In tutto questo, chiedo a tutti, fin da subito di aiutarmi.
Avrò modo d’incontrare e conoscere le istituzioni civili e militari per una fruttuosa collaborazione nel rispetto dei ruoli e competenze. A voi il mio saluto sincero.
A voi giovani, studenti, lavoratori o in cerca di lavoro: mi state particolarmente a cuore. Nel mio ministero pastorale ho avuto e desidero continuare ad avere una particolare attenzione verso di voi. Vorrei sognare con voi, come dice Papa Francesco, una Chiesa che parla con i giovani e ai giovani. Insomma, sognare in grande!
Permettete che allarghi le mie braccia e il mio cuore per stringere a me, per il legame sacramentale che ci unisce, tutti i confratelli sacerdoti e i quattro diaconi. Ho sempre cercato e voluto la comunione con i sacerdoti. Vi dico con franchezza: voglio abitare con voi, stare con voi, pregare con voi, condividere tutte le fatiche pastorali che ben conosco. Essere prete è bello, vivere da prete è meraviglioso ed entusiasmante, stare con i preti è aiuto reciproco per crescere nella fraternità e servire meglio il popolo santo di Dio. Ho bisogno in modo particolare di voi. Senza di voi il mio ministero episcopale sarà sterile.
La mia attenzione è rivolta anche ai nostri seminaristi del Seminario Maggiore Interdiocesano di Basilicata. La mia esperienza di Rettore del Seminario Diocesano di Crotone mi sarà di aiuto per meglio rapportarmi con voi.
Un pensiero speciale va pure alla Vita Consacrata. La vostra testimonianza, la vostra preghiera, i vostri carismi, la vostra vita completamente dedicata a Dio e alla Chiesa, sono un forte richiamo a quella scelta radicale del cristiano che deriva dalla vocazione battesimale. Conto molto sul vostro apporto carismatico.
Nell’attesa di incontrarvi, venire in mezzo a voi, conoscervi e operare con voi, contemplo il dolce volto della Madonna della Bruna che con la sua mano, come una freccia, ci indica la Via da seguire, il Figlio, Gesù, benedicente. A lei particolarmente affido il mio ministero episcopale e la nostra Arcidiocesi. Invoco i santi protettori S. Eufemia, martire, S. Francesco da Paola (patrono della Calabria). La loro testimonianza e la loro missione nella Chiesa e nel mondo hanno fermato le fauci dei leoni e calmato le acque del mare, attraversandole. So benissimo che oggi, come ieri, “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede (1 Pt 5,8-9)”, e che “le tempeste del mare” agitano la barca della chiesa.
S. Paolo ci dice: “State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere”(Ef 6,13-20).
Nell’attesa di venire in mezzo a voi, vi abbraccio e benedico”.