Alla conferenza stampa del 9 maggio tenuta a Matera presso il Palace Hotel hanno partecipato diverse associazioni ambientaliste e cittadini impegnati nella difesa del territorio.
“Sono state evidenziate – si legge in una nota a firma di Augusto De Santis (Nuovo Senso Civico Onlus), Albina Colella (Comitato Ambiente e Salute A Sud), Antonio Alberti e Giovanna Bellizzi (Mediterraneo no scorie) – tutte le criticità nella gestione del petrolio negli ultimi vent’anni in Basilicata e la totale inadeguatezza del Governo Regionale anche ad affrontare con tempestività e incisività la gravissima perdita di petrolio che è fuoriuscita dal cova per oltre due mesi.
In effetti, le istituzioni in Basilicata non spiegano mai ai Lucani che il centro OIL di Viggiano è classificato come “industria soggetta a rischio di incidente rilevante” e che pertanto è soggetta oltre che all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) anche alla direttiva SEVESO III e che lo sversamento di centinaia di tonnellate di petrolio al di fuori del Cova si configura per legge come “grande rischio”
Il D.Lgs 334/1999, più noto come “Seveso-bis”, che recepisce la direttiva 96/82/CE è perfezionato dal D.Lgs 238/2005, che recepisce la direttiva 2003/105/CE, meglio conosciuta come “Seveso-ter”, e ne integra e modifica alcuni contenuti, prescrive e impone la prevenzione degli incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.
Lo scopo è di escludere nel miglior modo possibile ogni tipo di incidente che può avere gravi conseguenze per I’uomo e per l’ambiente, al fine di assicurare in modo coerente ed efficace un elevato livello di protezione in tutta la comunità, tutela garantita solo con una tempestività e incisività che la Regione Basilicata non ha però attuato nel suo territorio non solo negli ultimi tempi ma in tutti questi anni e nonostante le numerose segnalazioni ricevute dalle associazioni ambientaliste e dai cittadini impegnati a difesa del territorio
Purtroppo tutti i fatti accaduti in Basilicata evidenziano che la protezione della comunità e i sistemi di prevenzione degli incidenti non sono stati assicurati e garantiti perché lo sversamento di petrolio è stato anche provocato non solo da un guasto tecnico ma, piuttosto, da una catena di inefficienze in ogni ambito istituzionale e che dovranno essere attentamente valutate dalla Magistratura (un primo esposto è stato depositato il 28 aprile scorso da due delle associazioni presenti oggi, Intercomunale Lucania e Nuovo Senso Civico è altre criticità sono in fase di valutazione da parte di tutte le associazioni per eventuali altri interventi).
E’ per questo motivo che chiediamo le immediate e irrevocabili dimissioni del Presidente della Regione Basilicata ma anche lo scioglimento della Giunta regionale per manifesta e evidente incapacità ad affrontare una situazione gravissima anche a seguito di tutte le numerose segnalazioni ricevute in questi anni dai comitati e dalle associazioni ambientaliste.
In effetti, dopo il disastro ambientale e il pericolo di inquinamento per le falde acquifere, piuttosto che concentrarsi solo sulla bonifica della zona, il Governo Regionale in questi giorni decide di discutere addirittura della riapertura del Centro Oli, e forse approverà anche un impianto mobile di trattamento di 438.000 mc/a di reflui petroliferi denominato progetto SIMAM.
Si rischia, così, di compromettere una situazione già grave chiedendo ai cittadini della zona e a tutti gli abitanti della Basilicata, di avere ancora fiducia in impianti industriali già in passato bocciati proprio dalla regione Basilicata.
Ma perché tanta fretta e tanta urgenza nell’affrontare la questione dell’impianto mobile di trattamento dei reflui?
Il dubbio è che si voglia così risolvere, in una situazione di emergenza, il problema del trattamento sia dei reflui petroliferi che delle acque fuorisciute trattandole e in loco, cercando di ripulirle e immettendole nuovamente o nel depuratore del consorzio Industriale oppure, ma non è dato sapere altro, nel ciclo industriale del Cova.
Insomma, si rischia, a strappo fatto di peggiorare, qualora possibile, un quadro ambientale già fortemente compromesso e a tutto discapito della salute dei cittadini e dell’integrità delle acque del Pertusillo, un patrimonio fondamentale per l’acqua potabile di 4 milioni di persone teoricamente protetto da leggi ad ogni livello per prevenire rischi di contaminazione, dove le acque trattate potrebbero confluire.
Insomma, al danno anche la beffa.
E’ per queste ragioni che l’inadeguatezza politica e istituzionale del governo Regionale non è più tollerabile e quindi, se esiste ancora un minimo di senso di responsabilità, chi non ha saputo o voluto affrontare con capacità la vicenda deve avere il pudore di dimettersi.
Chiediamo anche la chiusura definitiva del Centro Oil di Viggiano e l’impiego di tutti i suoi lavoratori per eseguire la lunga e complessa fase di bonifica dei suoli inoltre, rileviamo anche l’assoluta inadeguatezza del Ministro dell’Ambiente e del Ministro dello Sviluppo Economico rispetto a quanto sta accadendo in Basilicata in considerazione che il COVA è stato sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale nel 1999 determinando degli obblighi di sorveglianza e monitoraggio da parte degli organismi statali che con tutta evidenza non vi è stato”.