L’assemblea dei soci dell’associazione “Agata – Volontari contro il cancro” ha scritto una lettera aperta al sindaco di Pisticci Viviana Verri.
Di seguito il testo della missiva:
“Gentile Sindaco, a causa del Suo silenzio, in risposta alle nostre richieste e ai nostri numerosi appelli, ci vediamo costretti a scriverLe pubblicamente una lettera che mai avremmo voluto redigere.
Conosce bene cos’è l’Associazione Agata e di cosa si occupa, come sa che nonostante i progressi della scienza è difficile non associare la parola cancro alla parola paura, alla parola morte. Solo un malato conosce quel senso di incredibile solitudine che invade l’anima quando scopre di essere di fronte ad una malattia neoplastica.
Noi di Agata vogliamo che quella solitudine interiore si trasformi in speranza, in resilienza, in coraggio. E’ per questo che è nata Agata.
Abbiamo voluto che nessun ammalato si sentisse più solo di fronte alle sue paure e nell’affrontare la malattia, così come abbiamo voluto dargli la forza con cui rivendicare tanti diritti che troppo spesso vengono negati.
Agata è oggi composta da 235 soci, tra cui molti ammalati e loro familiari. E’ una mano tesa. Agata è “la vita oltre la paura”.
In un solo anno di attività abbiamo realizzato progetti inimmaginabili, come l’attivazione di un servizio che accompagna gratuitamente i pazienti (che si rivolgono ad Agata) ad effettuare i trattamenti chemioterapici presso il Crob di Rionero in Vulture, reso possibile grazie alle generose donazioni di una intera comunità. Non un solo euro ci è giunto da enti o istituzioni pubbliche.
I nostri volontari, coperti da assicurazione e tenuti alla riservatezza, sono al servizio degli ammalati, con amore e sensibilità.
Molto altro è stato fatto: dall’attivazione di una linea telefonica dedicata ai pazienti oncologici, a percorsi di autoaiuto, passando per il supporto morale e materiale a chi ha bisogno, per finire con la recente istituzione del fondo “Continuo a vivere per aiutarti”, nel quale confluiscono le offerte che Agata riceve “in memoria di”, utilizzate per aiutare i nuovi ammalati.
Non è semplice essere Agata. E lo è ancor meno se sei una paziente con tumore metastatico, costretta a continue cure, che invece di riposare decide di mettersi a disposizione degli altri ammalati e dei loro familiari. E non è semplice se avresti voluto dimenticare di aver avuto un tumore, relegando quella durissima esperienza al passato, e invece senti all’improvviso dentro di te che è giusto che quanto il cancro ti ha insegnato sia di aiuto agli altri. Non è semplice essere Agata, ma allo stesso tempo è bellissimo, come quel senso di “famiglia” che oggi si respira tra i volontari che lavorano gomito a gomito, quella unione che ci spinge a muoverci insieme di fronte ad ogni nuovo doloroso caso di cancro che richieda il nostro sostegno.
Molto abbiamo fatto, senza risparmiarci, stringendo i denti e donando agli altri il meglio di noi stessi, che sottraiamo a famiglia e vita privata, ma tanto è ancora da fare. E’ necessario realizzare un vero e proprio centro di ascolto, associato a percorsi di autoaiuto gestiti da professionisti qualificati. Un luogo da rendere “casa” per ogni paziente oncologico, una sede operativa di Agata, in cui stare insieme, lavorare e crescere insieme, come è cresciuta Agata (in termini di forza e credibilità) nei primi 14 mesi di attività, giungendo – con duro lavoro – al riconoscimento di Onlus. Un luogo accessibile anche a coloro che il cancro ha reso diversamente abili.
Perché questo luogo diventasse una realtà, abbiamo chiesto il Suo aiuto, Sindaco. Numerose le lettere protocollate e le pec inviate alla Sua attenzione. Richieste di aiuto nelle quali abbiamo fatto puntualmente appello alla Sua sensibilità, a cui non abbiamo ricevuto risposta alcuna.
Le abbiamo anche chiesto l’assegnazione solo temporanea di un locale di proprietà del Comune, individuato tra quelli liberi, e a fronte del silenzio abbiamo scoperto che, mesi dopo la nostra richiesta, lo stesso locale veniva temporaneamente assegnato ad un’altra associazione, a cui evidentemente avrà avuto piacere di rispondere. E questo, nonostante in un anno di Agata abbiamo posto la Sua persona come interlocutore privilegiato, come è giusto che sia per una realtà come la nostra che nasce e si sviluppa nel territorio che Lei amministra. Le chiediamo il perché di tale atteggiamento e se e dove abbiamo sbagliato.
Questa la domanda che ci sentiamo di porLe, questa volta a voce alta, affinché nessuno possa fingere di non sapere, non leggere, non sentire.
Tutti noi soci di Agata Le rivolgiamo l’ennesimo accorato appello affinché insieme si possa individuare un “luogo” in cui offrire servizi importanti alla nostra comunità.