Si iniziano già a vedere i primi aumenti voluti dalla manovra finanziaria approvanta nei gironi scorsi dal Governo.
Da sabato infatti è scattato l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%,
L’intervento che è stato uno dei più controversi, è entrato e uscito mille volte dalla manovra estiva ed è poi stato approvato proprio per l’esigenza di far quadrare i conti pubblici in una fase particolarmente delicata per il Paese.
Ma l’aumento che porta l’aliquota generale ad un livello tra i più alti nell’Unione europea, prevede moltissime eccezioni.
Sono esclusi tutti i beni alimentari più comuni, l’istruzione, le bollette della luce e del gas, gli spettacoli, l’attività di bar e ristoranti.
La nuova aliquota scatta su calzature, abbigliamento, elettrodomestici, automobili, moto e scooter, telefonini, apparecchiature elettroniche, prodotti per la casa.
Oltre che sulle prestazioni professionali e sui servizi forniti dagli artigiani ma il peso più forte sulle tasche degli italiani potrebbe arrivare dalla benzina già a livelli altissimi e dai trasporti, considerato che la stragrande maggioranza delle merci si sposta su gomma.
“L’aumento dell’Iva – dichiara Marina Festa, segretaria provinciale dell’Adiconsum – rischia di realizzare effetti perversi sui prezzi dei beni soprattutto di prima necessità (alimentari, abiti, ecc), così come avvenne in occasione del passaggio dalla Lira all’ Euro, con gli arrotondamenti a rialzo dei prezzi operati soprattutto dai commercianti, sono un rischio più che concreto.
L’incremento dei prezzi a seguito dell’innalzamento dell’Iva – prosegue Festa – è un inganno che sfrutta l‘ignoranza del consumatore sul meccanismo dell’Iva. Questa infatti viene sempre recuperata integralmente e non rappresenta mai un costo per professionisti e commercianti.
Una volta incassato il corrispettivo dal consumatore, il venditore dovrà versare allo Stato solamente la differenza fra Iva pagata nelle proprie forniture ed Iva riscossa dal consumatore.
Invitiamo, pertanto, i consumatori – conclude Marina Festa – a segnalare alle nostre sedi territoriali anche via e-mail al seguente indirizzo: adiconsumatera@gmail.com eventuali richieste di pagamento di beni e servizi superiori all’1%”.
Da sabato infatti è scattato l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%,
L’intervento che è stato uno dei più controversi, è entrato e uscito mille volte dalla manovra estiva ed è poi stato approvato proprio per l’esigenza di far quadrare i conti pubblici in una fase particolarmente delicata per il Paese.
Ma l’aumento che porta l’aliquota generale ad un livello tra i più alti nell’Unione europea, prevede moltissime eccezioni.
Sono esclusi tutti i beni alimentari più comuni, l’istruzione, le bollette della luce e del gas, gli spettacoli, l’attività di bar e ristoranti.
La nuova aliquota scatta su calzature, abbigliamento, elettrodomestici, automobili, moto e scooter, telefonini, apparecchiature elettroniche, prodotti per la casa.
Oltre che sulle prestazioni professionali e sui servizi forniti dagli artigiani ma il peso più forte sulle tasche degli italiani potrebbe arrivare dalla benzina già a livelli altissimi e dai trasporti, considerato che la stragrande maggioranza delle merci si sposta su gomma.
“L’aumento dell’Iva – dichiara Marina Festa, segretaria provinciale dell’Adiconsum – rischia di realizzare effetti perversi sui prezzi dei beni soprattutto di prima necessità (alimentari, abiti, ecc), così come avvenne in occasione del passaggio dalla Lira all’ Euro, con gli arrotondamenti a rialzo dei prezzi operati soprattutto dai commercianti, sono un rischio più che concreto.
L’incremento dei prezzi a seguito dell’innalzamento dell’Iva – prosegue Festa – è un inganno che sfrutta l‘ignoranza del consumatore sul meccanismo dell’Iva. Questa infatti viene sempre recuperata integralmente e non rappresenta mai un costo per professionisti e commercianti.
Una volta incassato il corrispettivo dal consumatore, il venditore dovrà versare allo Stato solamente la differenza fra Iva pagata nelle proprie forniture ed Iva riscossa dal consumatore.
Invitiamo, pertanto, i consumatori – conclude Marina Festa – a segnalare alle nostre sedi territoriali anche via e-mail al seguente indirizzo: adiconsumatera@gmail.com eventuali richieste di pagamento di beni e servizi superiori all’1%”.