Macchia e Villamaina, dati alla mano, contestano la scelta di Bper bollandola come “antieconomica per l’inevitabile perdita di quote di mercato”.
“I top manager giustificano l’abbandono del territorio con l’avanzata del digitale, ma è un pretesto – accusano i due sindacalisti – perché il ritmo delle chiusure dalla fine del 2010 è stata del 18,7% contro un calo di accessi alle agenzie solo del 7,5%”. Da un recente studio della First Cisl nazionale risulta, inoltre, che solo 53 imprese lucane su 100 utilizzano l’home banking per i loro servizi finanziari rispetto alla media nazionale del 73%, un dato che per il sindacato “si spiega con la presenza di un tessuto imprenditoriale composto da lavoratori autonomi e microimprese che ha una certa difficoltà ad interfacciarsi con questi strumenti”.
I due dirigenti sindacali evidenziano anche “la forte presenza di anziani sul nostro territorio che guardano con diffidenza ai sistemi telematici e preferiscono andare presso la filiale per eseguire qualsiasi operazione. Privare ulteriormente i nostri paesi della presenza di un importante istituto bancario, che su alcuni dei comuni interessati rappresenta l’unico istituto di credito, con alternative distanti spesso molti chilometri e difficilmente raggiungibili, creerà grossi disagi ai cittadini e alle attività produttive di questi territori”. Per il sindacato “urge una riforma socialmente utile del sistema bancario partendo dalla considerazione che le banche non sono case da gioco ma devono tornare a essere la cassaforte del risparmio degli italiani. Per questo motivo abbiamo lanciato il manifesto AdessoBanca! con sei obiettivi di rapida e fattiva realizzazione tesi a riportare le banche al servizio dello sviluppo economico sostenibile, del risparmio, degli investimenti, del lavoro e delle professionalità”.