Nell’impianto Itrec di Rotondella Sogin ha concluso mercoledì 18 dicembre la rimozione del “monolite” in cemento armato contenente rifiuti radioattivi, presente all’interno della Fossa 7.1.
La soluzione ingegneristica adottata da Sogin, realizzata con know-how italiano, è senza precedenti a livello internazionale e comporterà un significativo passo avanti nel decommissioning del sito nucleare lucano.
Realizzato alla fine degli anni ’60, il monolite è una struttura verticale di forma prismatica con una massa di circa 130 tonnellate e un volume di 54 metri cubi. Si trova a 6,5 metri di profondità dal piano campagna e al suo interno, suddivisi in quattro pozzi a sezione quadrata, vi sono fusti con rifiuti a media radioattività, inglobati in malta cementizia, derivanti dall’esercizio dell’impianto.
Il sollevamento e l’estrazione dei singoli pozzi è l’ultima fase dei lavori che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. I quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo.
La prima fase dei lavori ha riguardato una serie di attività propedeutiche quali la realizzazione della barriera idraulica, la costruzione di un’apposita copertura per il confinamento statico e dinamico dell’area, lo scavo attorno al monolite e il suo consolidamento. Sono state, inoltre, eseguite le necessarie indagini per definire il posizionamento dei fusti nei quattro pozzi e sono stati drenati i liquidi individuati.
Prima di avviare le operazioni di rimozione, il monolite è stato stabilizzato con strutture metalliche appositamente realizzate e incapsulato all’interno di un’apposita struttura d’acciaio.
Quindi è stato effettuato il taglio orizzontale, perforando la base della struttura mediante un carotiere con punte a perdere, e quello verticale, con filo diamantato dall’alto verso il basso, separando l’uno dall’altro i quattro pozzi. Per consentire la sua rimozione sono stati infine installati specifici sistemi di sollevamento, dimensionati per sostenere ogni singolo pozzo che, completo dei contenitori di acciaio, ha un peso di circa 45 tonnellate.
Tutte le attività che Sogin svolge sono autorizzate e vengono vigilate da Autorità ed Enti, locali e nazionali, preposte a sovrintendere e a sorvegliare, ciascuna per la propria competenza, i lavori di smantellamento e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi presenti negli impianti.
“Abbiamo vissuto un momento importante”.
Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, che ha partecipato all’iniziativa organizzata da Sogin – la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari – per celebrare la conclusione degli interventi di estrazione, da una profondità di 6,5 metri, di una massa di cemento armato contenente rifiuti radioattivi, di circa 130 tonnellate e con un volume di 54 metri cubi.
“All’interno del monolite – ha ricordato Rosa, presente a Rotondella insieme all’assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone – sono conservati fusti di tipo petrolifero da 220 litri, inglobati in malta cementizia, all’interno di quattro pozzi. Oggi si è provveduto al sollevamento e all’estrazione di quel blocco contenente materiali pericolosi. Come spiegato dalla Sogin, i quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo. Dopo le operazioni – ha detto ancora l’esponente dell’esecutivo – sarà possibile passare all’ultima fase dei lavori, che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. Siamo certamente soddisfatti – ha aggiunto Rosa – che si sia giunti, dopo anni di attesa e di pazienza da parte dei lucani, in primis dei cittadini residenti nelle vicinanze dell’impianto, ad un’avanzata fase nelle operazioni di messa in sicurezza, nella speranza che si arrivi quanto prima alla riconsegna dell’intera area. Vogliamo dare ai cittadini – ha concluso Rosa – un messaggio di tranquillità: continueremo a prestare la massima attenzione alle tematiche ambientali e alla salvaguardia della salute dei lucani”.