No alla sospensione del programma civile delle feste patronali in Basilicata.
E’ la richiesta avanzata dagli Operatori dello Spettacolo in Basilicata in una lettera ai vescovi lucani, dopo che questi ultimi avevano comunicato ai sacerdoti la decisione di annullare feste patronali, sagre e manifestazioni civili a causa dell’emergenza Coronavirus. Una decisione legata non solo a motivi sanitari ma anche alla grave crisi economica che attanaglia numerose famiglie a causa della sospensione di numerose attività lavorative.
Gli operatori dello spettacolo hanno chiesto un confronto per verificare se ci sono le possibilità di trovare una soluzione che possa garantire occasioni di lavoro in questa fase di emergenza sanitaria.
“Il periodo di pandemia che stiamo vivendo – si legge nella lettera – sta ponendo a dura prova gli uomini del nostro tempo, a cominciare dalle tante vite umane, dalle famiglie, dai singoli, dalle imprese e dai lavoratori che a vario livello vengono provati nella loro quotidianità da questa piaga.
In questa circostanza mai in precedenza verificatasi, momento così delicato per le nostre comunità, ci uniamo alla preoccupazione globale richiamata costantemente dal Papa ed a quella della Chiesa locale da Lei rappresentata, unendoci unanimi da cristiani alla Sua preghiera, affinché il Signore, nella Sua grande Misericordia, possa intervenire in maniera salvifica.
In queste settimane abbiamo seguito con molta preoccupazione l’evolversi del virus e, anche dopo aver anche pagato il prezzo di vite umane in termini di parenti e conoscenti, abbiamo voluto non far mancare un contributo fatto di quello che è il nostro vissuto e il nostro saper fare: l’arte e lo spettacolo attraverso la musica.
Nel silenzio e nella riservatezza propria della carità cristiana, ciascuno si è poi adoperato nell’adesione alle varie campagne di solidarietà offrendo la propria professionalità o la disponibilità economica nei confronti di ospedali, centri di accoglienza ed enti di solidarietà sociale, affinché nessuno si sentisse solo, emarginato o abbandonato.
Non possiamo però girare intorno all’esigenza di dire con chiarezza che questa crisi colpisce in particolar modo i settori quali quelli in cui operiamo, che possono essere considerati a primo acchito facenti parte del “superfluo” del nostro vivere quotidiano.
Per questo noi chiediamo vivamente che la visione della Chiesa nei nostri confronti, come uomini, famiglie, imprese e lavoratori che siamo dietro il mondo dello spettacolo non sia questa, perché ciò pregiudicherebbe per noi quello che nei principali documenti della Chiesa inerenti il mondo del lavoro è definito il giusto salario.
Proprio in questo momento che rappresenta un forte banco di prova ed una messa in discussione del nostro operato, sentiamo il bisogno di poter creare una rete di collaborazione tra noi ed il territorio stesso in cui normalmente viviamo ed operiamo, anche allo scopo di far fronte alle difficoltà economiche già denunciate da molte delle nostre famiglie che durante il corso dell’anno lavorano, progettano ed investono esclusivamente per offrire un servizio eccellente, anche al fine di assicurare ristoro agli sforzi di tutta la filiera organizzativa, da chi fa palcoscenico sino a chi è sempre dietro, un esercito il più delle volte fatto di anonimi invisibili, composto da titolari di bancarelle, facchini, fuochisti, stewards ed imprese di pulizie.
La macchina organizzativa che si cela dietro le organizzazioni di feste patronali, sagre e manifestazioni civili, racchiude il numero di coloro che con il loro impegno, la passione ed il sacrificio cercano in tutte le situazioni di portare a casa il “pezzo di pane” con dignità.
Abbiamo letto con un po’ di rammarico la sua ultima nota con le indicazioni rivolte alla Chiesa locale ed esprimiamo la nostra preoccupazione, perché seppur condividendo la giusta e saggia indicazione affinché si mantenga un contegno in occasioni di manifestazioni civili e religiose, quali le feste patronali, temiamo che ciò possa tramutarsi nell’imposizione di divieti per quanto riguarda lo svolgimento della parte civile e ludica di una festa.
Le tradizioni del nostro territorio sono il punto di ritrovo di una comunità, dove si riscopre il senso vero delle radici, dell’appartenenza e, insieme al nostro lavoro, servono a dare una ventata nuova e significativa di economia sul territorio.
Ci preme anche ricordare che dove ci sono momenti di aggregazione, oltre a fornire lavoro ai nostri operai, si crea economia per ristoratori, bar e attività commerciali che traggono vantaggio durante le feste, e che tutte queste categorie elencate sono proprio quelle già duramente colpite dalle restrizioni di legge che si sono rese necessarie promulgare per prevenire la diffusione del contagio.
Per questo motivo, ci affidiamo alla sua guida di Pastore delle nostre comunità, chiedendoLe un aiuto ed una collaborazione, dichiarandoci anche disponibili per un’eventuale confronto, in modo tale da poter raggiungere un’intesa per poter affrontare con serenità il futuro di tutti noi e dell’intera filiera dello spettacolo”.