“Ripartire dall’identità di comunità”, la lettera del vescovo Orofino alla diocesi di Tursi – Lagonegro

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“Una graduale ripresa delle Celebrazioni della Messa con il Popolo e delle attività pastorali delle parrocchie sul nostro territorio”.

È quanto auspica il vescovo di Tursi-Lagonegro, Monsignor Vincenzo Orofino, nella lettera datata 26 maggio (festa di San Filippo Neri, patrono della Diocesi) e indirizzata al Popolo di Dio, insieme a una grande creatività pastorale, fatta anzitutto di attenzione alle persone più deboli e fragili, quelle che hanno sofferto maggiormente le problematiche dirette e indirette che la pandemia da covid-19 ha provocato anche nella Diocesi di Tursi-Lagonegro.

Occorre riscoprire e ripartire dall’identità di comunità che, mettendo al centro del proprio impegno l’Eucaristia e le persone, dette più volte cuore e soggetto della pastorale, sanno valorizzare i gesti ordinari, le tradizioni e le feste patronali per evangelizzare e donare speranza, nelle forme e modalità possibili e consentite, attuando le indicazioni delle autorità governative e sanitarie, secondo quanto previsto dal Protocollo sottoscritto dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Ministero dell’Interno il 7 maggio 2020.

«Questo tempo – scrive Orofino – ha fatto riscoprire il valore del silenzio e delle relazioni, il calore della casa e il tesoro insostituibile della famiglia, il senso del tempo e l’importanza delle priorità. Noi cristiani siamo stati sollecitati a intensificare il rapporto personale con Dio e a guardare la realtà con gli occhi della fede. Ci siamo resi conto che quello della crisi è stato il tempo della prova, della sofferenza e del deserto ma non della punizione e della disperazione».

L’invito a riprendere vuole essere dunque, nel pensiero del Vescovo, un incoraggiamento a fare tesoro della circostanza vissuta perché si riscopra l’essenziale e si rinnovi l’incontro personale con il Signore che rende bella e preziosa ogni esistenza umana.

La Confessione e la direzione spirituale sono gli altri due gesti raccomandati perché si possa desiderare la santità come misura alta della vita cristiana insieme a guide sicure ed esperte.

Lo sguardo proiettato verso il prossimo anno pastorale lascia già intendere che l’attenzione e la premura della Chiesa diocesana andrà nella direzione della cura, dell’accompagnamento e della riscoperta della soggettività pastorale della famiglia, intesa come chiesa domestica, piccola chiesa per grazia propria, sacramento dell’amore di Dio, votata all’edificazione del Popolo di Dio.

La proposta di riscoprire la centralità della Messa domenicale vuole essere ulteriore passo che aiuti ad accogliere la grazia di una identità che non può essere tralasciata o collocata in secondo piano.

Infine, nel suo scritto, il Vescovo Orofino incoraggia «i Sacerdoti, le Suore, i Ministri straordinari della Comunione o, eccezionalmente e su prudente giudizio del parroco, un componente della famiglia, ad assicurare la possibilità di far giungere la Comunione agli ammalati e a coloro che vivono nella fragilità», alle persone che non possono uscire dalle proprie case per motivi di salute o altro impedimento, paura inclusa.

Tutti sono cari al Signore della vita e della storia, ciascuno lo è anche per il Vescovo, pastore, maestro e guida della comunità credente”.

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