E’ trascorso un anno da quel 7 agosto 2019 quando le fiamme avvolsero i capannoni dell’ex Felandina di Metaponto, divenuti luogo di ricovero per centinaia di braccianti stranieri impegnati nelle campagne del Metapontino. Un rogo che bruciò la vita di una giovane di 28 anni, Eris Petty Stone, arrivata in Italia dalla Nigeria con la speranza di un futuro migliore e diventata presto vittima di soprusi, paura e sopraffazione, sfruttata di giorno come bracciante agricola e vittima di notte della tratta.
Un destino tragico che lega il Metapontino ai tanti altri “ghetti” che popolano l’Italia, dalla Puglia alla Calabria, e vedono lo sfruttamento di tanti esseri umani, costretti a condizioni di vita terribili pur di poter sopravvivere. Proprio per ricordare Petty e offrire un segnale di speranza e di cambiamento Altragricoltura, il Coordinamento Braccianti della Felandina e il Forum Terre di Dignità hanno organizzato un momento di commemorazione nel cimitero di Bernalda, davanti alla tomba di Petty.
Sulla croce di legno spicca il vero nome della ragazza, Omowunmi Bamidele Adenusi, quel nome a cui aveva dovuto rinunciare al suo arrivo in Italia, venendo spogliata per la prima volta della sua dignità.
A posare un mazzo di fiori bianchi Gianni Fabbris di Altragricoltura, Mody Souliman, referente del Comitato dei braccianti de La Felandina e Margherita Perretti, presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità della Basilicata.
“Petty era vittima di caporalato, vittima dello sfruttamento” ha detto Mody nel suo intervento, chiedendo maggiori servizi per chi lavora nei campi del Metapontino.
“La Felandina fu una sconfitta per tutti” ha detto il parroco don Pasquale Giordano leggendo il messaggio del vescovo di Matera-Irsina monsignor Pino Caiazzo. Parole che vogliono scuotere le coscienze come ha ricordato Margherita Perretti.