Come ormai accade da cinque anni la Diocesi di Tursi-Lagonegro inizia l’anno pastorale con l’Assemblea Diocesana in occasione della quale il Vescovo presenta al Popolo di Dio le linee guida e le priorità del cammino da portare avanti come Comunità credente. Quest’anno l’Assemblea si terrà ad Arena Sinni di Senise sabato 12 settembre, dalle ore 16.30 alle 18.30.
Il gesto proposto sabato 5 settembre, presso il Lago Sirino, ha dato il via a un percorso ecclesiale che vedrà protagonisti i fedeli nel cammino di conversione ecologica integrale, personale e comunitaria, e nell’ascolto di Dio e del creato, anch’esso “pieno di parole d’amore” (LS 225).
Un cammino annuale che permetterà, a cinque anni dalla pubblicazione della enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, di approfondirne concetti e spiritualità attraverso alcuni gesti che vogliano far posare lo sguardo degli occhi e del cuore sulla bellezza e sulle ferite del creato nel nostro territorio.
Un anno particolare anche per le proposte ecclesiali, quello che si va a iniziare. La pandemia, oltre agli strascichi di povertà umana ed economica che porta con sé, ha segnato anche la vita e le possibili proposte nelle comunità parrocchiali della Basilicata, alcune segnate ancora da ansie e preoccupazioni importanti.
Il Vescovo Orofino intende proporre ai fedeli di non perdere di vista l’essenziale, di puntare al cuore del mistero di Dio e di cercare ogni via per valorizzare l’umano, tutto l’umano, incarnati sul territorio, esprimendo appieno il senso della maternità della Chiesa. Una Chiesa Maestra, con il volto tenero di una madre premurosa, che sappia accompagnare ogni suo figlio, partendo dai più fragili. Una Chiesa che viva autenticamente come una famiglia che non lascia indietro nessuno.
Quest’anno non verrà offerta alle parrocchie un’agenda ben definita ma sarà indicato un cammino, una serie di proposte da attuare nelle modalità permesse dall’emergenza sanitaria che ancora perdura e secondo le possibilità di ciascuna comunità.
Tutto in vista del bene integrale delle persone, delle comunità parrocchiali, del territorio della Diocesi.
“Questo deve essere – afferma Monsignor Vincenzo Orofino – il tempo dell’ascolto della realtà (io, Dio, i fratelli e le creature), colta nella totalità dei suoi fattori. Il tempo in cui ognuno di noi deve ricentrare la propria vita dentro il rapporto con se stesso, con Dio Creatore e il resto del creato, smettendo di parlarsi addosso e di autocelebrarsi. Fare silenzio è una condizione interiore, di pace e di ascolto della propria coscienza, che richiede un profondo lavoro di purificazione e di espulsione di tutto ciò che ostacola l’ascolto dell’altro. Per ascoltare bene occorre liberare la mente ed essere concentrati sulla persona dell’altro. Il silenzio favorisce il raccoglimento e la quiete interiore. Chi è abituato a fare silenzio dentro di sé trova maggior facilità a fare silenzio con gli altri. Fare silenzio è ben più impegnativo che stare zitti: è creare spazio. L’unità di se stessi si raggiunge e si conserva nel silenzio, nell’interiorità. Il silenzio è uno spazio di quiete, ricco, creativo, che fa crescere. Ascoltare Dio nel silenzio e nel raccoglimento: questo è il metodo usato da Gesù, il quale, soprattutto nelle scelte decisive, si ritirava da solo in luoghi appartati per pregare e vivere il suo rapporto filiale con il Padre. Il silenzio è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l’amore per lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore e animi la nostra vita. Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola redentrice. È necessario, perciò, educarci al valore del silenzio per riscoprire la centralità della Parola di Dio nella nostra vita e in quella della Chiesa”.
Un pensiero, infine. il Vescovo lo rivolge ai cittadini residenti nei comuni chiamati a eleggere i sindaci e gli amministratori, anzitutto per esprimere gratitudine a quanti hanno accettato di mettersi in gioco scegliendo di candidarsi. Si possa perseguire solo il bene, in un confronto schietto e leale, si cerchi più la correzzione che l’accusa, si desideri il bene e la valorizzazione delle tante risorse che il territorio e la storia ci consegnano per essere fedeli, fino in fondo, alla missione che Dio ci affida nel tempo che viviamo.