A Policoro in corteo contro le trivelle nello Jonio

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Ancora una volta un lungo corteo ha attraversato le strade del Metapontino.

Questa volta a Policoro, dove istituzioni, rappresentanti del mondo civile, associazionistico e religioso, insieme ai tanti ragazzi delle scuole e a comuni cittadini, hanno voluto ribadire il no alle trivellazioni nel mar Jonio.

Un rischio sempre più forte e non solo per il Metapontino ma anche per i litorali calabresi e pugliesi, poiché sono state già presentate, dalla principali compagnie petrolifere, diverse e numerose istanze per ottenere il permesso di ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi.

A Policoro ancora una volta si è ribadito il parere contrario verso quella che appare come un’ulteriore spoliazione del territorio lucano, che ha già conosciuto diverse attività di estrazione ed attualmente ospita pozzi petroliferi nella Val D’Agri.

La risposta della istituzioni è stata unanime e compatta: oltre ai sindaci dei comuni metapontini e a Vito Santarsiero, primo cittadino di Potenza e presidente dell’Anci Basilicata, erano presenti anche i rappresentanti istituzionali dei comuni dell’arco jonico calabrese e di quello salentino, passando da Taranto per arrivare fino a Galatone e Gallipoli.

Presenti anche i gonfaloni delle province di Matera, Potenza e Cosenza e della regione Puglia mentre non vi era quello della Regione Basilicata, comunque rappresentata in corteo dal consigliere regionale Nicola Benedetto.

La marcia “Salviamo il Mare” ha preso il via in piazza Heraclea per poi concludersi al Palaercole, dove c’è stata l’interessante relazione della  professoressa Maria Rita D’Orsogna, associato presso il Dipartimento di Matematica della California State University at Northridge di Los Angeles, sui rischi delle trivellazioni.

A seguire gli interventi delle istituzioni e la firma del “Protocollo d’Herakleia”, con l’impegno di concordare ed attuare tutti gli interventi necessari a scongiurare qualsiasi attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi dal mar Jonio e nelle aree dell’entroterra, opponendosi, nello specifico, alle undici istanze già presentate da sei compagnia petrolifere.

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