La Ola (Organizzazione lucana ambientalista), NoScorie Trisaia, Ambiente e legalità e NoTriv Mediterraneo rendono noto che sono state avanzate due nuove istanze di permesso di ricerca riguardanti il Mar Jonio/Golfo di Taranto (Zone D-F).
La prima, della Petroceltic Italia srl, è inerente alla riapertura del procedimento relativo all’istanza di permesso di ricerca “d 151 D.R-.EL”, rigettata in data 19 luglio 2011 dal ministero dello Sviluppo Economico.
La seconda istanza (“d 68 F.R-TU”), invece, è stata ripresentata dalla Transunion Petroleum Italia srl e riguarda la riperimetrazione – regolata ai sensi dell’art.35, comma 1 del Decreto legge n.83/2012 convertito con modificazioni dalla Legge n.134/2012 – della suddetta area marina oggetto di ricerca idrocarburi.
“Le Organizzazioni ambientaliste – si legge nel comunicato – nel denunciare il mistero circa l’iter amministrativo che il ministero dell’Ambiente intende seguire per l’attivazione delle procedure VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), invitano i Comuni interessati ad attivarsi per eventuali azioni legali affinchè venga scongiurato che il Mar Jonio diventi il colabrodo petrolifero del Mediterraneo.
Le nuove istanze della Petrolceltic e della Transunion Petroleum Italia – pubblicate sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse (Buig), Anno LVII N.3 del 31 Marzo 2013 – sono comprese nel tratto di costa tra Policoro-Nova Siri/Roseto Capo Spulico-Trebisacce-Villapiana, per una superficie complessiva di circa 875 Kmq.
E vanno a completare un quadro generale, e momentaneo, che vede per il mar Jonio ed il Golfo di Taranto ben 11 istanze di permesso di ricerca: tre della Northern Petroleum, due della Shell, due dell’Appennine Energy, una di Enel Longanesi Developments, una di Petrolceltic Italia ed una di Transunion Petroleum Italia”.