Legambiente in collaborazione con Unilabor e Circolo Acli ha presentato, sabato scorso a Montalbano Jonico il libro-inchiesta “Trivelle d’Italia – Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri”. L’autore è Pietro Dommarco, giovane scrittore e giornalista specializzato in tematiche ambientali, di origini lucane.
Un testo di circa cento pagine, edito Altreconomia, con prefazione curata dal geologo Mario Tozzi, che sta facendo il giro della penisola.
Un libro intrinseco di dati e numeri ma allo stesso tempo, dalla lettura agile e chiara. “Pagine dense di cifre sbattute che indignano e fanno arrabbiare, ma che offrono numerosi spunti di riflessione”: è la definizione che ne dà, per sintetizzarlo, la Professoressa Marisa Bruni, alla quale è affidata l’introduzione dell’evento.
Lo scopo del libro è quello di denunciare la cattiva gestione e i danni prodotti dalle estrazioni petrolifere, per sensibilizzare i cittadini affinché possano rendersi conto, che la ricaduta sul territorio, in termini di sviluppo economico-sociale, è minima, mentre gravosi sono l’impatto ambientale, i riflessi sulla produzione agroalimentare e l’incidenza sulla salute, che queste attività estrattive provocano.
“Un’analisi che scende in profondità e percorre numeri e storie dei piccoli Texas italiani, dalla Basilicata alla Pianura Padana, dal mare della Sicilia a Porto Marghera. Il Bel Paese è un gruviera, terre e mare crivellati da più di 1000 buchi, con danni a salute e ambiente”.
Questo perché? Estrarre petrolio costa meno di un vasetto di yogurt, sostiene l’autore. Meglio detto, la fabbrica dello yogurt, al netto delle tasse, guadagna 4 volte quello che spende, mentre la fabbrica della benzina 17. L’estrazione e la lavorazione di idrocarburi, rappresenta una filiera vincente, che assicura grandi guadagni alle multinazionali. Ma perché, e qui si entra nel cuore della questione, che il libro porta all’attenzione, in particolare l’Italia, è un crocevia di aziende alla continua ricerca e sfruttamento di nuove risorse? La spiegazione sta nelle percentuali di compensazioni ambientali, le royalties, tra le più basse del mondo e un sistema normativo tra i più permissivi. In quello che Dommarco definisce come “Casino royalties”, la Basilicata ha un posto di rilievo. “La Basilicata è la regione più povera e l’esempio più eclatante di malagestione politica”. Da terra di emigrazione a terra di colonizzazione, da dannati della terra a dannati del petrolio.
Mariangela Di Sanzo