Le associazioni ambientaliste contro la nuova istanza di trivellazione dello Jonio

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Il Comitato “MEDITERRANEO NO TRIV” ha presentato osservazioni contro l’istanza D 79 della Enel Longanesi Develompents.

Nello studio di impatto ambientale presentato dalla società che chiede di poter avviare ricerche di idrocarburi nel Mar Ionio, non vi è traccia alcuna della valutazione del rischio di erosione delle coste e del pericolo di tsnumani.

In effetti,   la società indica l’assenza di attività sismogenetica nel golfo di Taranto,tuttavia, il Comitato Mediterraneo No Triv ha segnalato al Ministero dell’Ambiente come importanti studi scientifici evidenziano che  alcuni  tsunami si sono verificati al largo del Mar Ionio con effetti devastanti come, appunto, è accaduto nel 1743 con danni gravissimi nel Canale d’Otranto.

Inoltre, numerose scosse di terremoto sono state registrate  al largo del Mar Iono e il Comitato chiede che tale potenziale pericolosità debba essere oggetto di approfondimento con   studi scientifici obbiettivi e imparziali.

Il Comitato segnala che il Governo  ha emesso un decreto che sospende, con urgenza, qualsiasi attività di ricerca di idrocarburi nel Golfo di Venezia, in attesa di verifiche e approfondimenti che possano escludere pericolo per le coste del Veneto a fronte dell’attività di ricerca di idrocarburi.

Si applicano così, due pesi e due misure con interventi che rappresentano applicazione del “principio di precauzione” in alcune zone d’italia, mentre in altre tali valutazioni non sono considerate necessarie, limitandosi agli studi di impatto ambientale che possiamo definire “di parte” perchè redatti da chi ha un’interesse economico specifico ossia ottenere le autorizzazioni per la ricerca di petrolio nel Mar Ionio.

Quanto meno assurdo è dover apprendere che, pur in presenza di un patrimonio archeologico sommerso nelle nostre acque, e che potrebbe avere un’immenso valore, il Ministero non adotta, neanche in questo caso, cautele preventive per tutelare il nostro proprio patrimonio archeologico.

Al riguardo abbiamo dovuto “ricordare” al Ministero che il principio di precauzione impone la tutela degli ambienti e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale mediante un’azione che si informata allla correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente (art. 3 del Codice dell’Ambiente).

A tutela dell’immenso valore dei siti archeologici  nel Golfo di Taranto, il Comitato Mediterraneo No Triv riporta l’attenzione al “forse” dimenticato valore della “Convenzione sulla  protezione del patrimonio culturale subacqueo” sottoscritto a Parigi nel 2001 e che impone a ciascun stato aderente all’UE  di  impedire qualsiasi attività che possa, direttamente o indirettamente, disturbare o danneggiare il patrimonio culturale sommerso.

Il Comitato Mediterraneo No Triv, ritiene queste e altre omissioni nella redazione della SIA, di tale gravità da rendere necessario dover segnalare al Ministero dell’Ambiente le eventuali conseguenze prodotte dalla mancata valutazione della carente documentazione della Enel Longanesi da parte dell’ente pubblico   quale omissione ai doveri imposti per legge nella verifica della regolarità dell’iter amministrativo.

Il Sindaco di Policoro ha formalmente inviato al Minsitero dell’Ambiente atto di adesione alle osservazioni predisposte da Mediterraneo No Triv .

L’impegno dei cittadini, dei comitati e di tutti i sindaci della costa ionica deve però continuare e rafforzarsi poichè le istanze di ricerca di idrocarburi nel Golfo di Taranto sono ben 11, un numero eccezionale e che non trova eguali in nessuna altra parte del mondo.

Anche la Ola rende noto di aver presentato “le proprie osservazioni/opposizione all’istanza di permesso di ricerca off-shore denominato “d 79 F.R. – EN” dell’Enel Longanesi Developments Srl descritte nel Sia(Studio di Impatto Ambientale)”. “Esse – precisa l’Ola – prevedono ispezioni sismiche con la tecnica dell’Airgun, nonchè la possibile perforazione di pozzi di idrocarburi a 12 miglia nautiche dalla costa Jonica così come dichiarato nello studio di Impatto Ambientale. Se approvato, questi pozzi potrebbero restare a deturpare una delle zone più caratteristiche del Mar Jonio per almeno 20 o 30 anni con gravi implicazioni per la flora e la fauna marina. Il progetto dell’Enel Longanesi Developments Srl – sostiene l’organizzazione – non è una semplice ispezione geologica, ma è un punto di partenza per una vera proposta di perforazione del Mar Jonio – Golfo di Taranto”.Ola esorta il Ministero a “bocciare non solo l’istanza “d 79 F.R. – EN” dei proponenti Enel Longanesi Developments Srl, ma anche tutte le altre proposte minerarie esistenti a venire” e “nel dichiarare la sua contrarietà alle ispezioni simiche e all’installazione delle piattaforme Enel Longanesi Developments Srl nel mar Jonio”, l’Ola ha anche “presentato analiticamente 16 punti ai competenti uffici del Ministero dell’Ambiente”.

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