Preceduta dal saluto del sindaco Vincenzo Francomano e da brevi interventi sull’attuale stato dei beni culturali nella nostra regione, in un incontro coordinato da Battista D’Alessandro, si è svolta a Rotondella la conferenza di Giovanni Pastore sul “Planetario di Archimede” e su “La Brocchetta di Ripacandida” mentre nel libro di poco meno di 500 pagine (al momento in traduzione in lingua inglese perché ampiamente richiesto dalle comunità scientifiche) trova spazio anche lo studio sui meccanismi di Antikitera (datato 2006).
Un incontro al quale l’autore teneva molto perché rotondellese e profondamente legato al “borgo natio”.
Nel presentare la serata culturale come importante momento di divulgazione scientifica, dove la fruttuosa opera di Pastore rappresenta l’incontro tra archeologia, tecnologia, storia, letteratura e scienza, – spiega una nota del Comune di Rotondella – Maria Cuccarese, assessore alle Politiche culturali, ha tenuto a sottolineare come tutto questo sia “la chiara dimostrazione del fatto che quando si parla di cultura il raggio di azione è talmente ampio che, se si prova racchiuderlo in una definizione si correrebbe il rischio di limitarlo e perdere la sua reale portata”.
Ampiamente tratteggiata da Antonio De Siena la figura ed il ruolo di Pitagora, nativo di Samo e che a Crotone si stabilì dopo avere viaggiato e frequentato quelli che possiamo considerare i più importanti centri culturali e le biblioteche della “conoscenza” di quei tempi, in Asia Minore e nel Mediterraneo, per morire a Metaponto.
Una figura importante, quella di Pitagora, ed una Scuola (probabilmente nata a Crotone dove il filosofo di Samo mise a frutto tutta la sequenzialità delle conoscenze) che preparava i pochi eletti alle sfide del mondo per ciò che riguardava la scienza, la cultura e la politica. Figura importante anche per la nostra regione che non esclude l’azione di Pitagorici nelle aree interne come molte documentazioni lascerebbero dedurre, lungo appunto quelle vie di comunicazione che dallo Jonio si diramavano verso l’interno e che poi si ricollegano all’interpretazione di quanto affrescato sulla “Brocchetta di Ripacandida”.
Pastore – sottolinea il comunicato – ha dedicato un ampio studio al “calcolatore di Antikithera (dal toponimo di una isoletta greca dove il minuscolo ingranaggio venne ritrovato nel 1902), risalente al I secolo a.C., strumento astronomico che rappresenta il “primo calcolatore della storia”.
Si tratta – è stato spiegato – di resti di un congegno meccanico che – sicuramente – veniva utilizzato come strumento sia per la navigazione che per indagini astronomiche e che risulterebbe essere stato – al momento – una sorta di anticipazione della scienza moderna per questo tipologia di ricerche.
Pastore ha quindi proseguito nel tratteggiare la storia del frammento di Olbia (risalente al III sec. a.C.), alcuni millimetri di una ruota dentata ritrovati nel corso di scavi archeologici tra i resti del mercato dell’antica città, facente probabilmente parte di un ingranaggio complesso quale il Planetario del siracusano Archimede (della Scuola dei Pitagorici).
La proiezione di filmati e diapositive hanno reso maggiormente comprensibile l’affascinante viaggio in un passato la cui rilettura, come ha fatto appunto Pastore, regala scoperte nuove e/o nuove interpretazioni del già conosciuto.
Per il docente e ricercatore rotondellese, sia il frammento di Antikythera che quello di Olbia sono ingranaggi di macchine per il calcolo, complessi più si va indietro nel tempo.
Utilizzati nell’antichità per riprodurre il moto dei pianeti sino a quel momento conosciuti, e nello stesso tempo, della Terra nello spazio, con il Sole come elemento regolatore.
Un incontro al quale l’autore teneva molto perché rotondellese e profondamente legato al “borgo natio”.
Nel presentare la serata culturale come importante momento di divulgazione scientifica, dove la fruttuosa opera di Pastore rappresenta l’incontro tra archeologia, tecnologia, storia, letteratura e scienza, – spiega una nota del Comune di Rotondella – Maria Cuccarese, assessore alle Politiche culturali, ha tenuto a sottolineare come tutto questo sia “la chiara dimostrazione del fatto che quando si parla di cultura il raggio di azione è talmente ampio che, se si prova racchiuderlo in una definizione si correrebbe il rischio di limitarlo e perdere la sua reale portata”.
Ampiamente tratteggiata da Antonio De Siena la figura ed il ruolo di Pitagora, nativo di Samo e che a Crotone si stabilì dopo avere viaggiato e frequentato quelli che possiamo considerare i più importanti centri culturali e le biblioteche della “conoscenza” di quei tempi, in Asia Minore e nel Mediterraneo, per morire a Metaponto.
Una figura importante, quella di Pitagora, ed una Scuola (probabilmente nata a Crotone dove il filosofo di Samo mise a frutto tutta la sequenzialità delle conoscenze) che preparava i pochi eletti alle sfide del mondo per ciò che riguardava la scienza, la cultura e la politica. Figura importante anche per la nostra regione che non esclude l’azione di Pitagorici nelle aree interne come molte documentazioni lascerebbero dedurre, lungo appunto quelle vie di comunicazione che dallo Jonio si diramavano verso l’interno e che poi si ricollegano all’interpretazione di quanto affrescato sulla “Brocchetta di Ripacandida”.
Pastore – sottolinea il comunicato – ha dedicato un ampio studio al “calcolatore di Antikithera (dal toponimo di una isoletta greca dove il minuscolo ingranaggio venne ritrovato nel 1902), risalente al I secolo a.C., strumento astronomico che rappresenta il “primo calcolatore della storia”.
Si tratta – è stato spiegato – di resti di un congegno meccanico che – sicuramente – veniva utilizzato come strumento sia per la navigazione che per indagini astronomiche e che risulterebbe essere stato – al momento – una sorta di anticipazione della scienza moderna per questo tipologia di ricerche.
Pastore ha quindi proseguito nel tratteggiare la storia del frammento di Olbia (risalente al III sec. a.C.), alcuni millimetri di una ruota dentata ritrovati nel corso di scavi archeologici tra i resti del mercato dell’antica città, facente probabilmente parte di un ingranaggio complesso quale il Planetario del siracusano Archimede (della Scuola dei Pitagorici).
La proiezione di filmati e diapositive hanno reso maggiormente comprensibile l’affascinante viaggio in un passato la cui rilettura, come ha fatto appunto Pastore, regala scoperte nuove e/o nuove interpretazioni del già conosciuto.
Per il docente e ricercatore rotondellese, sia il frammento di Antikythera che quello di Olbia sono ingranaggi di macchine per il calcolo, complessi più si va indietro nel tempo.
Utilizzati nell’antichità per riprodurre il moto dei pianeti sino a quel momento conosciuti, e nello stesso tempo, della Terra nello spazio, con il Sole come elemento regolatore.