Biologi, veterinari, ricercatori, staff e volontari WWF dei centri di recupero si sono dati appuntamento a Policoro, presso l’Oasi WWF (che ospita un importante Centro tartarughe) per fare il punto sul progetto Euroturtles e sulla nuova stagione estiva alle porte, come sempre fondamentale per questi rettili marini che da giugno in poi cominceranno a deporre le loro uova sotto la sabbia.
“Questa due giorni ha dimostrato come l’azione congiunta di chi fa ricerca, di chi si dedica al recupero degli esemplari che incappano in lenze e reti, e chi fa divulgazione e sensibilizzazione verso il pubblico può portare a grandi risultati di conservazione per la Caretta caretta in Mediterraneo – ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttore Conservazione del WWF Italia presente a Policoro -. Gestione della pesca e sensibilizzazione dei pescatori, tutela dei nidi e ricerca scientifica su questi straordinari rettili marini, per conoscerne meglio abitudini e spostamenti sono le azioni fondamentali che come WWF già svolgiamo e che implementeremo grazie al Progetto Euroturtles. Le tartarughe marine sono una specie altamente simbolica, ci siamo resi conto in questi anni di quanto la gente le ami, forse perché uniscono terra e mare. Basti dire che ogni anno centinaia di volontari partecipano ai campi di sorveglianza dei nidi organizzati dal WWF. Per questa specie il lavoro dei volontari può davvero fare la differenza, come quando si organizzano vere e proprie staffette per portare gli animali in difficoltà ai centri di recupero”.
“Le tartarughe – conclude la Pratesi – subiscono anche il nostro modello di sviluppo insostenibile, basti pensare alle plastiche che ogni anno vengono riversate in mare e finiscono spesso per essere ingerite da tartarughe marine e cetacei, con esiti spesso mortali”.
Il Progetto Europeo LIFE Euroturtles, di cui il WWF Italia è partner, si propone di realizzare “azioni collettive per implementare lo status di conservazione della popolazione europea di tartarughe marine”, e viene svolto nei seguenti paesi: Croazia, Cipro, Grecia, Malta, Slovenia e Italia, nelle regioni Puglia, Basilicata e Sicilia.
Daniela Freggi, Responsabile del Centro Recupero Tartarughe Marine di Lampedusa, ha raccontato a Policoro la storia di Homerus, la tartaruga che aveva subito un grave trauma e sembrava destinata a passare il resto dei suoi giorni in vasca, con le pinne posteriori inutilizzabili. Invece ce l’ha fatta.
“L’abbiamo liberata a fine ottobre e la seguiamo con il satellitare, si trova ora nelle acque calde del Golfo di Gabes, in Tunisia, dove speriamo si alimenti e ritorni alla sua vita selvatica dopo 9 anni di convalescenza e cure nel nostro centro lampedusano. Un grande successo di tutta la famiglia del WWF e di cooperazione con la svizzera Octopus Foundation che ha permesso l’acquisto del trasmettitore. Volere è potere, e tutti insieme ce la possiamo fare: le tartarughe marine ci danno proprio questo segnale”