E’ passato un anno.
Trecentosessantacinque giorni dalla violenta alluvione che ha messo in ginocchio il Metapontino e l’intera provincia di Matera, riportando alla memoria le tragiche esondazioni del passato che, con cadenza ciclica, devastavano la costa jonica lucana, con una scia di danni, lacrime e distruzione.
Il primo marzo del 2011 è stata una giornata eccezionalmente piovosa, con notevolissime quantità di acqua piovana cadute in una zona già colpita, solo quindici giorni prima, da un’altra violenta ondata di maltempo.
E attorno alle ventidue succede l’irreparabile: i fiumi Bradano e Basento, ma anche l’Agri, il Sinni e il Cavone, rompono gli argini allagando la pianura circostante.
Le acque di Bradano e Basento fanno finiresott’acqual’abitatodiGinosaMarinaelecampagnediMetaponto.
Immediati i soccorsi alle famiglie danneggiate dall’alluvione mentre i danni al comparto agricolo, zootecnico e turistico si mostrano subito ingenti.
E l’immagine simbolo di questo disastro sarà il cadavere di una delle numerose mucche allevate dalla famiglia Esposito, sorpresa dalla furia delle acque e morta annegata, come tante altre sue compagne.
Nei pressi delle tavole Palatine viene allestita una tendopoli per le famiglie sfollate mentre l’intervento dell’esercito è necessario per mettere in sicurezza gli argini dei fiumi e rispondere all’emergenza.
Numerosi i disagi per la viabilità, con la chiusura dellestatale106JonicaeBasentana, dove cedono alcuni piloni del viadotto Calciano 2.
Sott’acqua anche ilparcoarcheologicodiMetapontum, per alcuni giorni una vera piscina a cielo aperto.
IntantolaRegioneBasilicataavvialarichiestadellostatodicalamitàdapartedelgovernonazionalee la conta dei danni, che si concluderà solo il prossimo trenta aprile, quando finalmente si riuscirà ad avere una quantificazione certa delle perdite causate dalla violenta alluvione del primo marzo, il cui ricordo resterà nella storia recente della Basilicata