A seguito di attività di indagine dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Potenza, condotte con impegno dalla Polizia di Stato, nella mattinata di giovedì 3 settembre personale della Squadra Mobile e della Digos della Questura di Matera ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione nei confronti di Sergio Coretti, cinquantunenne materano, ritenuto responsabile dei delitti detenzione e porto di sostanze esplosive e di tentata estorsione.
Nell’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Potenza, viene anche ritenuta sussistente a carico dell’indagato la circostanza aggravante del “metodo mafioso”.
Coretti, imprenditore edile, era già sottoposto ad analoga misura cautelare, in quanto ritenuto il mandante della deflagrazione di un ordigno esplosivo artigianale avvenuto a Matera la notte del 3 marzo scorso, all’interno dell’autovettura di proprietà del consigliere Regionale Roberto Cifarelli, materano, capogruppo del Partito Democratico alla Regione Basilicata.
All’uomo venivano altresì contestate delle tentate estorsioni aggravate nei confronti di un altro noto imprenditore materano, Francesco Di Marzio.
Da quel momento le indagini, trasferite per competenza funzionale alla DDA, si sono sviluppate in modo intenso, mediante l’audizione di decine di testimoni, con l’acquisizione di molti documenti, con le intercettazioni telefoniche e con l’analisi del contenuto di smartphone e computer ed hanno consentito di delineare in modo preciso e dettagliato non solo la causale, ma anche le modalità concrete attraverso cui si è sviluppata l’attività minatoria.
All’esito di tali investigazioni, il Giudice ha ritenuto dimostrato, a livello di gravità indiziaria, che Coretti, in diverse occasioni, avesse rivolto minacce, anche di morte, alle parti offese al fine di ottenere da Di Marzio, una la somma di 450.000 euro a titolo di finanziamento o come investimento nella propria attività imprenditoriale, in forte crisi economica; a tal fine rafforzava le minacce facendo chiaro riferimento ad esponenti della criminalità organizzata che sarebbero intervenuti in suo favore. A patire le conseguenze dell’intervento di tali soggetti, sarebbe stato non solo l’imprenditore edile, ma anche la sua famiglia ed un suo amico, che Coretti riteneva corresponsabile del mancato pagamento della somma da lui pretesa. Inoltre, l’indagato aveva proposto ad un noto pregiudicato materano, con precedenti anche per associazione mafiosa, di gambizzare l’imprenditore ed il suo amico in cambio della somma di 5.000 euro, ottenendone però un deciso rifiuto.
Dalla ordinanza cautelare notificata si evince anche – sempre a livello di gravità indiziaria – che, non essendo riuscito nel suo intento, Coretti, servendosi di esecutori materiali al momento rimasti ignoti, per dimostrare che le sue minacce erano reali e concrete, faceva esplodere l’ordigno sull’auto del Consigliere Regionale Roberto Cifarelli, ritenuto colpevole, non solo, di essere vicino a Di Marzio, ma di non avere influito sufficientemente sullo stesso affinchè erogasse la somma richiesta.
Questa tipologia di condotte è stata ritenuta integrante il cosiddetto “metodo mafioso”, atteso che, avvalendosi della riconosciuta forza del vincolo associativo delle organizzazioni di tipo mafioso, l’indagato rafforzava le sue pretese illecite determinando una condizione di assoggettamento nella vittima e nelle persone a lui più vicine, al fine di conseguire l’illecito profitto di 450.000 euro.
Procura distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza – Direzione Distrettuale Antimafia