Si torna a parlare della fuoriuscita del di petrolio dall’oleodotto che collega il centro oli di Viggiano con la raffineria di Taranto avvenuta il 10 marzo scorso nel territorio di Bernalda.
Secondo quanto riferito dall’Eni, la fuoriuscita il guasto è da addebitare ad un’azione indotta dall’esterno”: e l’Eni, che attende la conferma definitiva a tale “ipotesi” dagli accertamenti tecnici in corso nell’Istituto italiano della saldatura.
Il piccolo foro che ha causato la rottura della condotta, lunga circa 140 chilometri provocò il versamento nel terreno di una quantità di petrolio che non interessò fortunatamente le falde acquifere.
Il piccolo foro che ha causato la rottura della condotta, lunga circa 140 chilometri provocò il versamento nel terreno di una quantità di petrolio che non interessò fortunatamente le falde acquifere.
I tecnici dell’Eni intervenuti per porre rimedio al guasto, hanno infatti smontato il tratto di condotta interessato dalla fuoriuscita del greggio e lo hanno analizzato nella raffineria di Taranto, “prima di essere spedito a Genova per gli accertamenti specifici”.
Dagli accertamenti è risultato evidente che il foro, “per forma e regolarità, non mostra i tipici connotati di un danno corrosivo-erosivo quanto, più verosimilmente, di un’azione indotta dall’esterno”.
Una situazione, che se qualora fosse confermata, sarebbe di una gravità assurda poiché il danno avrebbe davvero potuto portare a conseguenze ben più gravi.