“A breve lo sgombero della Felandina di Metaponto”

braccianti felandina

Potrebbe essere sgomberato a breve il “ghetto” della Felandina di Metaponto, i capannoni di un consorzio industriale mai nato dove hanno trovato alloggio centinaia di braccianti stranieri impiegati nei campi del Metapontino.

La notizia è stata diffusa, attraverso un comunicato stampa, da Gianni Fabbris, presidente nazionale di Altragricoltura, presidente regionale Basilicata della Confederazione LiberiAgricoltori e componente del Forum delle Terre di Dignità, che ha parlato di “imminente sgombero”.
“Nonostante che nelle settimane scorse più voci dal territorio si siano  espresse a favore di una evacuazione concordata del Ghetto della  Felandina e nonostante le molte ragioni che abbiamo avanzato proposte  sensate e ragionevoli richiamando l’interesse degli agricoltori, dei  braccianti e delle comunità rurali del Metapontino – dichiara Fabbris – stanno per  realizzare lo sgombero dei braccianti senza che sia stato approntato e  concordato un piano di evacuazione efficace e giusto.

In questi mesi (ce  ne sono stati tanti) le istituzioni del territorio e regionali sono state incapace di assolvere a qualsiasi funzione di governo, gestione e  pianificazione che competono loro. Nel più classico gioco del cerino  acceso hanno scelto la via dell’ignavia facendo finta ancora una volta  di non vedere la realtà nella speranza disperata di non bruciarsi le  dita.

La cruda realtà è che la Felandina parla del fallimento delle  istituzioni, di sindaci che non si fanno parte attiva della soluzione ma sanno solo invocare la legalità di chi occupa dei locali abbandonati senza avere altre soluzioni (come se invece fosse legale sottopagare i prodotti agli agricoltori, non prestare servizi, sfruttare con i caporali, non affittare le case….), di una Regione fin qui completamente assente (per la Provincia di Matera assente da anni e non solo negli ultimi mesi), di Enti che avrebbero potuto e dovuto applicare norme e strumenti come quelli (solo per citarne uno) che avrebbero dovuto applicare le norme previste dall’articolo 8 della legge 190/2016 (la legge anticaporalato) che istituisce la Rete dell’Agricoltura di qualità e che avrebbe potuto mettere in campo strumenti nuovi che, se fossero stati attuati, avrebbero potuto scongiurare il deflagrare della Felandina.
Lungo è l’elenco delle responsabilità ma nel gioco delle tre scimmiette (io non vedo, io non sento, io non parlo) nessuna delle istituzioni vorrà assumersele e nel territorio si sarà persa l’ennesima occasione di affrontare un problema per quello che in realtà è: una grande questione strutturale che va affrontata nell’interesse delle aziende, dei braccianti e delle Comunità Rurali. Questo è un  territorio dove ogni anno arrivano migliaia di braccianti da fuori regione e fra loro vi è un nutrito gruppo di extracomunitari e senza di loro la nostra agricoltura si fermerebbe.
Oggi tre imprenditori agricoli (di quelli in regola che pagano a tariffa e rispettano i contratti) mi hanno telefonato chiedendomi “ma se li mandano lontano e li cacciano, noi come facciamo?”. Non ho avuto risposte se non dire loro che non abbiamo alternative: nessuno ci regalerà niente, tantomeno lo faranno le tre scimmiette istituzionali  che non sentono, non vedono, non parlano.
Dobbiamo fare noi, ripartendo dalla bella manifestazione del 26 agosto fra il Ghetto e Serra Marina in cui siamo stati insieme in alleanza agricoltori, braccianti, cittadini, associazioni, sindacati e movimenti. E’ stata una bella giornata iniziata di notte cacciando i caporali dal campo che volevano portarsi via gli agricoltori che volevano invece  scioperare, poi sono arrivati gli agricoltori e le associazioni italiane che sono venuti a prendere i braccianti per accompagnarli e condividere
un a lunga e bella giornata di lotta, speranza, progetto. Di fronte al fallimento delle istituzioni e al loro gioco del cerino noi ripartiamo da Serra Marina, da quei suoni e da quei colori che chiedevano in tante lingue diverse la stessa cosa: dignità.
Mercoledì sarà il giorno dello sgombero di un campo che, inevitabilmente,  si riformerà per l’ignavia delle istituzioni.
Sarà il fallimento delle Istituzioni ma mercoledì sera alle 19 ci  troviamo nella Sala Parrocchiale della Chiesa “Mater Ecclesiae” dove è  nato il Forum delle Terre di Dignità.

Ora che avete fallito, scostatevi, tocca a noi mostrare il volto della civiltà lucana.”

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