Centinaia i lucani in piazza a Roma per l’emergenza cinghiali

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In Basilicata ci sono stati una settantina di incidenti stradali causati da animali spontanei nei primi dieci mesi del 2019, un dato in aumento rispetto all’anno precedente.

E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz davanti a Montecitorio, al quale hanno preso parte migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.

Dalla Basilicata sono giunti nella capitale oltre cento imprenditori agricoli, accompagnati dal presidente regionale di Coldiretti, Antonio Pessolani,  dal direttore regionale,  Aldo Mattia, da quello provinciale di Potenza, Franco Carbone, e dal presidente provinciale di Matera, Gianfranco Romano.

Si è dinnanzi ad una vera e propria emergenza che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti. Una paura – evidenzia Coldiretti Basilicata – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.

“Si tratta – evidenzia Pessolani – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – continua Pessolani  – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta”.

Il problema è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.

“Anche in Basilicata l’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – sottolinea Romano – per l’agroalimentare  visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.  C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – continua Romano – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare”.

Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone per la presenza di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.

“Anche nella nostra regione la proliferazione senza freni dei cinghiali – aggiunge Carbone  – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega il direttore provinciale di Coldiretti  – notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.  Sempre nelle aree boschive – conclude Carbone- sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano, per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti”.

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