Che fine ha fatto il “Mò Basta”?
E’ la domanda che si pone il Comitato in difesa dell’Ospedale di Tinchi che, dopo la manifestazione del 29 settembre, a suo dire, si è ritrovato ancora una volta da solo a combattere per l’ospedale e il territorio pisticcese.
“Al termine della manifestazione- si legge nella nota del comitato – il Sindaco disse che avrebbe aspettato 10-15 giorni, se non ci fossero state risposte avrebbe altre iniziative anche più eclatanti.
Il Comitato Difesa Ospedale ha nel frattempo continuato la battaglia con la manifestazione davanti all’ASM il 5 ottobre e lanciato la petizione popolare “Dichiarazione di Non voto”, le firme sono già migliaia.
Non ci risulta che politici pisticcesi che hanno promosso il “Mò Basta” abbiano firmato. Gli chiediamo di farlo per dimostrare che hanno davvero a cuore le sorti del territorio.
“Il Laboratorio di Analisi di Tinchi – spiega il Comitato – è il punto di non ritorno, è la battaglia delle Termopili per questo territorio, contro “l’invasione” e la prevaricazione di una classe politica che si accanisce da decenni sul territorio del Metapontino ed in particolare contro Pisticci dalla Valle del Basento al Mare.
Ma perché è tanto importante pretendere la revoca della delibera 792 che di fatto chiude il Laboratorio di Analisi dell’Ospedale di Pisticci?
L’abbiamo spiegato e rispiegato più volte.
Sono principalmente due le motivazioni che spingono i cittadini che da anni lottano per l’ospedale a difendere il Laboratorio.
La prima è di carattere tecnico-economico.
Non esiste alcun progetto di Ospedale Distrettuale compatibile con la cancellazione del Laboratorio di Analisi, non solo rispetto agli impegni che erano stati assunti a suo tempo dalla politica regionale e dalla direzione generale dell’Asm, ma anche rispetto a quel poco che a Tinchi è rimasto dopo l’accanimento di chi operava per smantellare tutto.
Endocrinologia e dialisi non possono restare senza avere a disposizione il Laboratorio.
Con la cancellazione del Laboratorio viene meno anche “il potenziamento del polo diagnostico” promesso dall’assessore regionale Martorano.
Maglietta dice che la sua riorganizzazione (la chiusura dei Laboratori di Tinchi e Stigliano) porterà ad una riduzione di spesa di circa 900.000 euro l’anno.
E’ solo propaganda perché, dai dati in possesso del Comitato Difesa Ospedale, i costi per l’Asm addirittura cresceranno e il danno per l’utenza sarà elevatissimo. I prelievi effettuati a Tinchi, per l’utenza esterna, saranno inviati al Laboratorio Unico di Policoro, che la 792 prevede subalterno a quello di Matera.
Saranno inviati a Policoro che si intaserà e ingolferà così come abbiamo sperimentato per il Pronto Soccorso dove le file sono normalmente tre – sei ore. Per la settimana prossima saremo in grado di pubblicare una analisi tecnico economica con cifre e dati. perdendo il filo diretto con gli operatori.
La seconda motivazione è di carattere economico territoriale e “politico”.
L’attività del Laboratorio di Analisi di Tinchi, con meno della metà del personale rispetto al Laboratorio di Policoro, ha prodotto nei primi venti giorni del mese di Ottobre, secondo fondi sindacali, i seguenti numeri: 2.170 pratiche aperte con 17.602 esami.
E l’ospedale pisticcese che non ha più alcun reparto attivo.
A Policoro, sede di Psa con tutti i reparti attivi, per lo stesso periodo le pratiche aperte sono state 4.096 con 33.882 esami.
Più o meno il doppio rispetto a Tinchi, ma i numeri sono evidenti.
Un Ospedale sede di Psa dovrebbe avere una attività almeno 4 volte superiore all’ospedale di Tinchi che è ormai solo un poliambulatorio, non il doppio.
Ecco perché si chiude anche il Laboratorio di Analisi.
Produce troppo, spostiamo tutto a Policoro, così facciamo spazio ai privati della Don Gnocchi ai quali affidare una quindicina di posti per la riabilitazione. Ora, – conclude la nota – al di là della motivazione tecnica, è possibile che questo territorio già devastato da mille problemi, che perde uffici e attività, spogliato e depredato, debba accettare questa ennesima spoliazione?
Ci hanno tolto cinque reparti, possiamo pretendere adesso di dire basta? Questa attività non la toglierete al nostro territorio!”