Un ordine del giorno contro l’ubicazione del deposito di scorie nucleari sul territorio lucano è stato portato nel Consiglio Provinciale di Matera tenutosi lunedì pomeriggio, con il risultato di “dichiarare la denuclearizzazione del territorio regionale ed affermare la totale contrarietà all’individuazione della Provincia di Matera e della Regione Basilicata come sede di Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico considerato”.
I consiglieri provinciali inoltre hanno dato mandato al presidente Piero Marrese di “produrre nelle sedi preposte tutte le osservazioni utili a comprovare l’inidoneità dei territori della provincia materana come sede del Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, in quanto in contrasto con i criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività pubblicati da Ispra nella Guida n. 29”.
Al Presidente Marrese è inoltre stato dato mandato “di supportare i governi regionali di Puglia e Basilicata nella messa in campo delle conseguenti azioni procedimentali e di interlocuzione col Governo nazionale, nel rispetto dei territori e dei diritti fondamentali dei cittadini, nonché di intraprendere tutte le azioni utili a rappresentare gli interessi dell’amministrazione provinciale”.
Due gli elementi di rilievo a sostegno della presa di posizione; il primo riguarda la presenza di numerose aree protette all’interno del territorio lucano, “In Basilicata le aree naturali protette occupano circa il 30% dell’intera superficie regionale, collocandola al secondo posto in Italia per percentuale di superficie protetta, con due Parchi Nazionali (Pollino e Val d’Agri), due parchi regionali e sei riserve naturali regionali. I siti di interesse comunitario della Basilicata, individuati e appartenenti alla rete Natura 2000, sono 41, ed a questi si aggiungono 15 aree che sono sia SIC ovvero Sito di Interesse Comunitario che ZSC ossia Zone Speciali di Conservazione e ZPS Zona di Protezione Speciale individuate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” di cui circa la metà insiste nel territorio della Provincia di Matera”. Il secondo elemento riguarda invece il rischio idrogeologico e di inondazioni di una gran parte del territorio che rende altrettanto incomprensibile la presenza di un sito di scorie nucleare, per la pericolosità che ne rappresenterebbe.
“La particolare conformazione idrografica e geomorfologica della nostra Regione fa sì che si inneschino fenomeni di crisi, frane e smottamenti, appena si superano i 50 mm di pioggia nelle 24ore, nelle zone di Pisticci, Grassano, Senise, Bernalda e Montalbano Jonico, e le inondazioni interessano migliaia di ettari nel Metapontino quando la pioggia supera i 100mm/giorno”, si legge ancora nell’ordine del giorno, che ricorda l’approvazione nel 2003 dal Consiglio regionale della Basilicata come territorio denuclerizzato e la ribadisce e la rivendica ancora oggi. Elementi che sono stati condivisi con tutti i sindaci del materano nella successiva assemblea dei sindaci della Provincia di Matera, ai quali verrà inoltrato l’ordine del giorno discusso per l’approvazione nei rispettivi consigli comunali.
“Ribadiamo il nostro NO senza discussioni all’ipotesi che il sito prescelto tra quelli individuati come idonei possa essere sul territorio lucano e della provincia di Matera. E contrasteremo con ogni mezzo a nostra disposizione – ha precisato il presidente Marrese – per tutelare l’economia, il turismo, l’agricoltura e lo sviluppo in generale del nostro territorio, messo a repentaglio da questa improvvida e incomprensibile decisione. La Provincia di Matera parteciperà attivamente al lavoro di coordinamento organizzato dal presidente della Regione Bardi al fine di definire una posizione unitaria di tutto il territorio per contrastare qualsiasi ipotesi di localizzazione in Basilicata e nei territori confinanti con la Puglia di un deposito di rifiuti radioattivi”.