“Il giorno 13 ottobre del 1991 durante la fase di perforazione del Pozzo 001 in Policoro si verificava un incidente. Il pozzo iniziava a scaricare fango dall’interno delle aste in progressione sempre più violenta tanto da rendere vani i tentativi delle squadre di sonda di avvitare la testa di sicurezza sulle aste. L’eruzione di fango raggiungeva così diversi metri di altezza senza nessuna possibilità di controllo. All’eruzione di fango dalle aste seguiva con un boato l’eruzione di gas che si incendiava immediatamente”.
Inizia così il comunicato stampa di Mediterraneo No Triv, che ha chiesto a diversi enti, tra cui il Comune di Polcioro, quali provvedimenti sono stati intrapresi a seguito di quei fatti.
“La cronologia dell’incidente – prosegue la nota stampa – rileva dalla documentazione prodotta dall’Archivio Associazione Radicali Lucani che evidenzia anche che con nota formale del 6.4.1992 la Società Petrolifera Italiana scriveva all’UNMIG segnalando che il giorno 20.2.1992 veniva comunicato alla SPI di Fornovo che nel pozzo di acqua ubicato in prossimità del luogo dell’incidente si erano verificati fenomeni di ribollimento.
A seguito del successivo censimento fatto dai tecnici della società petrolifera sugli altri sei pozzi la società sosteneva che il gas viaggia molto lentamente e che all’epoca del censimento, anno 1992, non aveva ancora raggiunto gli altri pozzi di acqua.
Mediterraneo no triv ha inviato nota formale al Comune di Policoro, alla Regione Basilicata, all’Umnig e al Ministero dell’Ambiente oltre che alla Procura di Matera, per sapere quali provvedimenti a titolo di sanzioni economiche e quale ripristino ambientale è stato disposto dalla società petrolifera nella zona interessata dal sinistro del Pozzo 001 –Policoro.
Inoltre, si intende sapere se la società ha informato dell’accaduto la Provincia, la Regione, l’Arpa e le Sezioni Umnig e soprattutto se quest’ultime hanno svolto gli accertamenti per la ricostruzione delle cause e delle circostanze dell’incidente e per il monitoraggio delle falde acquifere”.