Cosa resta di "Toghe Lucane"?

Con tutto quello che sta accadendo, noi non c’entriamo nulla: vogliamo solo lavorare”. 
Era l’appello disperato ed accorato di centinaia di operai che circa quattro anni fa videro svanire il sogno di un lavoro stabile e più duraturo, a seguito del blocco dei cantieri di Marinagri, il mega complesso turistico realizzato sulla foce del fiume Agri, a Policoro, sequestrato nel 2008 dagli agenti della Guardia di Finanza, a seguito dell’inchiesta denominata “Toghe Lucane” avviata dalla Procura di Catanzaro dall’allora Pm Luigi De Magistris, ed oggi archiviata. 
Erano tempi bui per carpentieri, muratori, piastrellisti, per intere squadre di ditte idrauliche ed elettriche: un esercito di oltre 500 lavoratori di quasi 50 ditte, lucane, pugliesi e calabresi, che si son viste chiudere le speranze del lavoro per circa due anni, e che erano chiamate ad ultimare uno dei luoghi di vacanza più esclusivi del Meridione, un vero e proprio paradiso terrestre con lussuose villette situate su isolotti artificiali, con piscine, beautyfarm, campi da golf vista-mare; il tutto collegato da piazzette, stradine, ponti e percorsi pedonali. 
L’inchiesta, divenuta un vero e proprio terremoto giudiziario in tutta la Basilicata, e che vide tra gli indagati sul presunto comitato d’affari tra politica, magistratura ed imprenditoria locale, nomi eccellenti della cosiddetta Basilicata Felix, è stata archiviata, perché, secondo il Gup di Catanzaro, Maria Rosaria di Girolamo, l’inchiesta dell’attuale europarlamentare dell’Italia dei Valori, era “lacunosa”. Archiviati, dunque, migliaia e migliaia di faldoni su diverse ipotesi di reato che se da un lato hanno provocato “danni all’immagine” personale di procuratori generali della repubblica, alti dirigenti della sanità lucana, magistrati e politici, dall’altro hanno prodotto un danno all’immagine di un intero territorio, quello più dinamico della regione, situato nel cuore del Metapontino, a ridosso dell’area incontaminata dello Ionio.
 Ci si chiede quanto abbia speso lo Stato per portare a compimento quest’inchiesta giudiziaria, quanto sia stato speso in intercettazioni, in ricerche, indagini, per poi archiviare il tutto. 
Ci si chiede chi pagherà per l’ingente danno all’immagine arrecato al territorio di Policoro, da sempre terreno fertile per l’imprenditoria ma anche territorio di conquista. 
E ci si chiede, ancora una volta, chi potrà mai ripagare le centinaia di famiglie degli operai che dalla sera alla mattina si son visti tramontare il sogno di un lavoro stabile e duraturo.

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