Ritorna in primo piano la questione dei fidanzatini di Policoro.
Venerdì sera, alle 21.30 la trasmissione “Quarto Grado”, che va in onda su Rete Quattro, inizierà ad occuparsi del caso dei due giovani di Policoro, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, che furono trovati morti il 23 marzo 1988 in casa di lei in circostanze poco chiare.
I giornalisti della redazione saranno in piazza Heraclea, in collegamento in diretta, mentre in studio sarà presente presente Olimpia Fuina Orioli, la mamma di Luca che da oltre vent’anni ha intrapreso una battaglia per avere giustizia e sapere cosa sia effettivamente accaduto quella terribile notte, quando due giovani di soli vent’anni persero la vita.
I giornalisti della redazione saranno in piazza Heraclea, in collegamento in diretta, mentre in studio sarà presente presente Olimpia Fuina Orioli, la mamma di Luca che da oltre vent’anni ha intrapreso una battaglia per avere giustizia e sapere cosa sia effettivamente accaduto quella terribile notte, quando due giovani di soli vent’anni persero la vita.
Allora il caso fu archiviato come incidente, con la morte causata per l’esalazione di monossido di carbonio.
Una verità che i genitori di Luca non hanno mai voluto accettare, convinti che la morte dei due giovani sia avvenuta per cause violente.
Una battaglia che sembrava arrivata alla fine quando la Procura di Matera chiese la riesumazione dei corpi per eseguire una nuova autopsia che invece ha confermato la prima ipotesi e fatto ripiombare la signora Olimpia nel baratro dei dubbi delle incertezze e della paura di non sapere mai cosa sia accaduto veramente a suo figlio.
Una battaglia che la mamma di Luca non considera persa ma che cercherà in tutti i modi di vincere, usando tutti i mezzi che conosce.
Non ultima la sua protesta davanti al cimitero di Policoro dove, con i membri del Comitato dei Cittadini Attivi di Bernalda, si è incatenata per chiedere che il caso non venga archiviato.
E venerdì davanti le telecamere di Quarto Grado, davanti a tutta Italia, racconterà di nuovo la sua terribile vicenda, riaprendo ferite mai rimarginate per chiedere quella giustizia che, a suo dire, le è sempre stata negata.