Con una nota congiunta numerose associazioni e tra queste Mediterraneo no Triv, No Scorie Trisaia, Cova Contro, Medici per l’Ambiente e Osservatorio Lucano hanno chiesto alla Regione Basilicata di esprimere contrarietà al progetto di trattamento delle acque di produzione e da realizzare in Località Le Vigne-Viggiano.
Numerose sono le criticità sollevate e comunicate dalle associazioni con l’invio, nei mesi scorsi, di osservazioni contro il progetto.
“Ad ogni qual modo – si legge nella nota congiunta – atteso che il giorno 9 luglio si svolgerà la Conferenza di Servizi le associazioni hanno anche rilevato la mancata convocazione del Comune di Grumento Nova, omissione tanto più grave se si considera che la società intende realizzare l’impianto in zona che è confinate con il territorio di Grumento e che, pertanto, potrebbe subire direttamente gli effetti impattanti derivanti dal trattamento delle acque di produzione.
Inoltre, con istanza prot. n. 003040 del 13 settembre 2017 la società Eni spa aveva chiesto “autorizzazione alla variazione del programma lavori di ricerca e sviluppo della concessione di coltivazione idrocarburi Val d’Agri.
Tuttavia, con delibera di Giunta n. 1290 del 5 dicembre 2018 la Regione Basilicata ha deliberato di esprimere parere negativo sull’istanza di variazione del programma lavori di ricerca e sviluppo della concessione di coltivazione idrocarburi Val D’Agri considerato che con nota prot. n. U0091882 del 30 novembre 2018 è stata indetta per il giorno 10 dicembre 2018 una riunione della Sezione a) della CIRM per esaminare le integrazioni chieste alla società Eni spa in merito alle variazioni di cui sopra, integrazioni che non state però trasmesse alla Regione Basilicata.
Alla luce del parere negativo così espresso dalla Regione Basilicata di certo non appare possibile, opportuno e legittimo approvare il progetto di trattamento delle acque di produzione.
Le associazioni esprimono anche preoccupazione perché nel progetto sono riportate le concentrazioni dei principali analiti presenti nelle acque da trattare convogliate stabilmente e senza soluzione di continuità mediante tubazione dedicata dalla sezione impiantistica del Cova , non vengono riportate in maniera puntuale.
Infatti, di tutte le sostanze chimiche e gli analiti che vengono trattati nell’intero ciclo di produzione e soprattutto non si conosce l’uso intermedio e la destinazione finale a termine dell’intero ciclo di recupero dell’impianto di trattamento, dove saranno convogliate e con quali valori di contaminazione.
Inoltre, le associazioni sottolineano che mentre la società Eni Syndila nella relazione tecnica del progetto a pagina 8 specifica che le acque trattate non saranno mai smaltite nel depuratore ASI e nei corpi idrici esterni, in altro documento e redatto per rispondere alle osservazioni presentate dagli ambientalisti si sostiene che, invece, le acque trattate saranno inviate direttamente al Cova e quindi al depuratore ASI con rilascio definitivo nel fiume Agri.
Per tutte queste ragioni e molte altre che riguardano aspetti tecnici e relativi al potenziale impatto per la salute dei cittadini, le associazioni chiedono, con forza, alla Regione Basilicata un assunzione di responsabilità e pertanto, chiedono di esprimere parere negativo all’impianto.
Non è possibile, infatti, per la Regione Basilicata consentire un progetto di trattamento di volumi enormi di acque di produzione e da inviare al Cova avendo già espresso parere negativo all’istanza di variazione del programma lavori di ricerca e sviluppo della concessione di coltivazione idrocarburi Val D’Agri, parere negativo formulato dalla regione proprio per non essere stata messa a conoscenza di tutti gli aspetti dell’istanza di variazione”.