Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Giuseppe Passarelli, il giovane carabiniere di Policoro in servizio a Cassano allo Jonio, scomparso il 24 marzo 1997.
Un ventennale che la famiglia ha voluto ricordare, come ogni anno, con l’affissione di un manifesto funebre per le strade della cittadina metapontina e la celebrazione di una messa di suffragio.
Sull’anniversario è intervenuto anche il Coordinamento Libera Basilicata che, attraverso un comunicato stampa, chiede “verità e giustizia” per Giuseppe.
“A distanza di vent’anni, malgrado i ripetuti appelli della famiglia – si legge nella nota di Libera – che sin dal primo momento non ha creduto alla versione del suicidio e che da sempre cerca di svegliare coscienze che abbiano a cuore la ricerca della Verità e della Giustizia per l’amato Giuseppe, nessuno riapre questo caso, nessuno si impegna a trovare le risposte ai tanti interrogativi che avvolgono la vicenda.
Noi vogliamo
che qualcuno cominci ad indagare su un caso archiviato tre volte come suicidio.
Che si riaprano le indagini. Che si riesumi il corpo.
Che gli inquirenti utilizzIno le nuove tecniche che la scienza mette loro a disposizione per capire cosa realmente accadde vent’anni fa.
Che si approfondiscano le dichiarazioni degli altri commilitoni che quel giorno videro Giuseppe.
Che si cerchi di capire perché la divisa del ragazzo (allora diciannovenne) fosse imbrattata di terra.
Che si approfondisca l’esito dell’autopsia fatta subito dopo la morte del ragazzo, che mette in evidenza delle contraddizioni rispetto alle dichiarazioni rilasciate.
Vogliamo, finalmente, risposte che chiariscano la dinamica dei fatti, le responsabilità dirette, le eventuali responsabilità per i tanti silenzi, per le omissioni, per le false dichiarazioni.
Vogliamo che si accerti se siano veritiere o meno quelle “voci di popolo” che parlano “di una sparatoria all’esterno della caserma quella stessa mattina”.
Vogliamo che gli inquirenti decidano di verificare la corrispondenza tra la pistola da cui è fuoriuscito il colpo e quella data in dotazione a Giuseppe.
Vogliamo che, pur non essendo mai stata ritrovata la scheda di armamento della pistola in dotazione a Giuseppe e il cui duplicato risulterebbe, da una indagine giornalistica, andato distrutto in un incendio, gli inquirenti decidano di comparare anche le schede di armamento degli altri carabinieri in servizio quel giorno con Giuseppe.
Si potrebbe, dunque, riaprire il caso grazie ad un nuovo elemento non preso in considerazione negli atti dell’inchiesta: l’inesistenza di questa scheda di armamento.
Sosteniamo i familiari e chiediamo a tutti, dai cittadini di Cassano alla Jonio, agli ex colleghi di Giuseppe, ai soccorritori degli ospedali di Castrovillari e di Cosenza, di contattarci a basilicata@libera.it per darci ogni piccolo elemento utile nel ricostruire cosa successe quel 24 marzo del 1997. Sono gradite, altresì, testimonianze di solidarietà che potranno essere inviate sempre alla stessa mail”.