“La genuinità dei prodotti della Val d’Agri non è scalfita dall’inchiesta petrolio in corso ma purtroppo, “menando il can per l’aia” si rischia di diffondere una immagine distorta che deturpa il territorio più dello stesso petrolio”.
È quanto afferma la Coldiretti Basilicata che ha riunito i dirigenti sezionali di una delle valli della Basilicata che storicamente ha rappresentato la distintività delle produzioni agricole della regione.
“Coldiretti, da tempo – si legge nella nota stampa dell’organizzazione di categoria – si era già attivata per sottoscrivere un protocollo d’intensa con l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata, atto a garantire forme adeguate di convivenza tra usi alternativi del suolo, attività estrattiva e agricoltura. Oggi più che mai questa iniziativa di Coldiretti assume una importanza ancora più rilevante e opportuna al fine di dare certezza di salubrità e genuinità delle produzioni agroalimentari.
“Il Protocollo messo in campo dalla nostra organizzazione – sostiene il presidente della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto – propone l’immediata attivazione di un programma di campionamento ed analisi di laboratorio delle produzioni normalmente consumate crude, ed è un impegno comune per tutelare la salute dell’ambiente e dei cittadini, condividendo la governance del territorio di diversi territori della Basilicata, come Val Basento, Trisaia e Val d’Agri, tutti caratterizzati da una presenza industriale aggressiva e non sempre rispettosa dell’ambiente. Coldiretti, la forza sociale della Basilicata, in questo momento particolare di una Regione da sempre vista meta di turismo e di buon cibo, vuole garantire alla società, ai turisti, alle future mamme, ai giovani che credono e restano in questa terra, quella qualità di vita e di cibo che ogni essere umano merita di avere”.
“Un certificato di salubrità’”, questa è la sfida che i dirigenti della Coldiretti della Val d’Agri rilanciano, consapevoli e sicuri che i prodotti del loro territorio sono sinonimo di sicurezza alimentare, genuinità, ma soprattutto tanto valore derivante dalla passione e dal lavoro profuso in questi anni. Si tratta di difendere – sottolinea la Coldiretti – un patrimonio di circa 28.000 ettari coltivati a seminativi, circa 400 ad ortive, mentre le coltivazioni legnose agrarie sono complessivamente pari a circa 3.500 ettari tra cui 300 ettari a vite. La presenza di produzioni biologiche si attesta sul 3,5% dell’intera superficie agricola utilizzata (SAU), con un numero complessivo aziende bio pari a circa 200 diventa un misuratore di un modello di agricoltura salutare. La Val d’Agri poi si caratterizza per due importati IGP: la produzione del formaggio Pecorino Canestrato di Moliterno e del Fagiolo di Sarconi. Le aziende impegnate nella produzione dei suddetti prodotti a marchio sono 80. Inoltre, l’area è anche territorio di produzione del Vino Grottino di Roccanova (Roccanova) e del Vino Terre dell’Alta Val d’Agri (Viggiano, Moliterno e Grumento Nova). I produttori agricoli – conclude la Coldiretti – sono circa 5.500 (circa il 10% di quelle regionali), da anni hanno convissuto con la centrale di Viggiano e in questi anni hanno sempre avuto un’attenzione particolare alla salubrità dei loro prodotti agricoli, facendoli analizzare da diversi Enti preposti a tale funzione, tutti risultati negativi a tossicità”.