Ospedale di Tinchi per l’accoglienza dei malati di coronavirus?
Se n’era parlato molto nei giorni scorsi, tra rappresentanti territoriali che chiedevano di utilizzare la struttura come presidio nell’emergenza covid e l’assessore alla Salute Leone che escludeva l’ipotesi per motivi strutturali, prediligendo la soluzione Venosa che, tra l’altro, non raccoglieva consenso tra gli amministratori del Vulture – Melfese.
Sembra però che le cose si stiano muovendo, o almeno così si potrebbe ipotizzare leggendo il post pubblicato su Facebook da Vito Anio Di Trani, ex sindaco di Pisticci e medico, impegnato nella battaglia a favore dell’ospedale di Tinchi.
“La Regione Basilicata – scrive Di Trani – starebbe reperendo gli arredi per attivare la rianimazione, e un centro Covid a Tinchi con circa 50 posti. La Regione dovrebbe esplicitare al prmo cittadino Pisticcese, come prassi vuole, l’intenzione di attingere alla struttura di Tinchi. Se tutto dovesse andare per il verso giusto, un grazie a tutti voi che mi avete supportato ed incoraggiato a non desistere e a continuare a combattere per quella che è una battaglia di civiltà. Un presidio contro il contagio adesso, immediatamente fruibile con l’augurio, che mai più si torni alla politica dei tagli alla sanità e che lo stesso possa restare in maniera complementare a quello di Policoro con nuove specialità come ad esempio la riabilitazione neurologica, ortopedica e cardiopolmonare per la cui realizzazione c’era già un accordo con la precedente amministrazione regionale a tutto vantaggio dei comuni del Metapontino e dell’intera Basilicata”.
Intanto il sindaco di Pisticci Viviana Verri ha scritto una lettera al presidente della Regione Basilicata, all’assessore regionale alla Sanità e al direttore generale del Dipartimento Politiche della Persona in cui chiede che l’ospedale di Tinchi venga utilizzato come presidio per l’emergenza coronavirus.
“Il dibattito politico ed istituzionale delle ultime settimane – scrive il primo cittadino – relativo all’individuazione delle strutture sanitarie da utilizzare per far fronte all’emergenza CoronaVirus ha spesso assunto toni accesi, sfociando in polemiche che poco sono funzionali all’obiettivo primario, la tutela della salute dei cittadini lucani.
Questa nota vuole apportare un contributo positivo a tale vicenda, provando a chiarire alcuni aspetti. In alcune dichiarazioni ascoltate negli scorsi giorni, veniva rappresentata l’impossibilità di utilizzare la struttura ospedaliera di Tinchi in tempi rapidi, causa la mancanza di attrezzature e cantieri ancora allestiti. Mi preme evidenziare che i lavori nella struttura sono terminati, tanto che era stata prevista per lo scorso mese di gennaio la sua inaugurazione, con il trasferimento dei poliambulatori al piano terra e che solo il rilascio delle prescritte autorizzazioni amministrative osta ancora a tale spostamento.
Quanto ai piani primo e secondo della struttura, non interessati dai lavori di demolizione e ristrutturazione, gli stessi appaiono ancora oggi in ottimo stato, presentano numerose stanze per la degenza, tutte dotate di testaletto con canali per i gas medicali, i cui impianti sono ancora esistenti, e due sale operatorie (attive fino al 2014 per il day surgery) che potrebbero essere attrezzate per la terapia intensiva, anche in virtù delle donazioni ricevute da imprenditori locali. Complessivamente la struttura potrebbe contenere più di quaranta posti letto, sicuramente preziosi in un momento come questo, in cui è necessario individuare ulteriori strutture a supporto degli ospedali di Potenza e Matera. Da questo punto di vista il nosocomio pisticcese presenta il vantaggio, oltre alla posizione strategica che lo rende facilmente raggiungibile dalla Statale Basentana e dalla Statale 106, di non ospitare alcun reparto di degenza, quindi si presterebbe ad un utilizzo esclusivo a supporto dei pazienti affetti da Covid-19.
Credo sia utile e doverosa, a questo punto, una verifica in loco delle effettive condizioni della struttura di Tinchi, per una valutazione attenta e reale delle (poche) attività necessarie a renderlo utilizzabile quale presidio a supporto dell’emergenza Covid-19”.