Carcasse di animali, motori impregnati di fango, serre letteralmente “imbevute” di acqua e melma.
Il tutto, immortalato con delle foto appese ad un pannello all’ingresso dell’area archeologica più importante della Basilicata.
Scatti che rappresentano ciò che l’ondata di piena e la furia dell’acqua di Basento e Bradano, hanno provocato nel giro di poche ore lo scorso 1 marzo, spazzando via anni di fatica e di vita vissuta.
Lo spiega così, tra la rabbia e la rassegnazione, Antonio Esposito, proprietario, insieme ai figli, di una delle aziende agricole e zootecniche più colpite dall’ondata di maltempo che ha messo in ginocchio il Metapontino.
Ciò che rimane di oltre 75 anni di vita trascorsa tra la terra ed il bestiame, queste mucche, una ottantina in tutto, chiuse in un recinto a pochi metri dalle tende allestite per ospitare le due famiglie rimaste senza lavoro, ma anche senza casa.