“Ed ecco che ci ritroviamo di nuovo immersi in una nebbia densa, con gli occhi lacrimanti d’acqua, le gambe nel fango, le case devastate da un furia naturale che l’uomo non solo non riesce a frenare, ma a volte invita ad entrare.
E ci riscopriamo soli, in un silenzio assordante che sembra avvolgere tutti i nostri territori”.
A dichiararlo, attraverso un comunicato stampa, il neo governatore della Regione Basilicata, Marcello Pittella.
“Finito il clamore di Basilicata coast to coast – prosegue la nota – sfiorito l’entusiasmo per Matera 2019 e la lasciva curiosità per qualche inchiesta giudiziaria, inesorabilmente la Basilicata sembra scomparire.
Vi presento il paese in cui, se non c’è un film e un attore che in tv racconta battute e aneddoti strappalacrime, un’impresa che chiude o una ciminiera che sfiamma, nessuno sembra conoscere, nessuno sembra ascoltare.
Nessuno può occuparsene.
E’ un paese barnum, l’Italia, un circo in cui fa notizia solo se il leone è scappato.
Quel paese, è incapace di premiare i propri cittadini per il lavoro quotidiano, incapace di aiutarlo nelle difficoltà di tutti i giorni.
Nonostante frane, esondazioni, sfollati, ed un vero disastro idrogeologico in corso, per una popolazione già provata non resta che riunirsi e provare a risollevarsi da soli.
C’è un’economia in ginocchio nell’area più produttiva della regione, ci sono raccolti e quindi indotti irrimediabilmente compromessi, ci sono zone archeologiche di pregio in pericolo.
C’è il dramma di una popolazione che da oggi si rimboccherà le maniche per mettere insieme cocci di una vita e questo dramma va condiviso con la Nazione, come giustamente avvenuto per il disastro in Sardegna che ha provocato sfortunatamente anche morti.
È evidente che ciascuno dovrà render conto di responsabilità per disastri che potevano evitarsi o comunque arginarsi, per incurie e superficialità da ricondurre anche a scelte politiche discutibili, e gli stessi dipartimenti dovranno fin da subito accelerare le operazioni per calcolare le stime dei danni.
Perché non c’è tempo da perdere per aziende agroalimentari, zootecniche, attività produttive del settore turistico che pagano ancora alto il prezzo di tre pesanti calamità concentrate in pochi mesi.
Ma in questa fase dobbiamo forse ripartire, come in passato, dalla nostra rivoluzione democratica, pacifica ma non più silenziosa, che ci ha portato agli onori della cronaca.
Dobbiamo fare in modo che una voce si levi alta, possente, unisona e non più solitaria per far sentire che ci siamo, esistiamo e contribuiamo allo sviluppo del paese con le nostre risorse e con i nostri territori!
Ora siamo noi ad avere bisogno di quelle risorse, perchè la verità è che non ne abbiamo come giusto riconoscimento per quanto concediamo, neppure quando una catastrofe come questa imporrebbe ad un governo centrale di agire tempestivamente”.