Chiedono un alloggio sicuro e più servizi i lavoratori stranieri alloggiati nei capannoni della Felandina di Metaponto, un vero e proprio ghetto dove, alcune settimane fa, ha perso la vita una giovane donna a causa di un incendio.
Lunedì mattina sono scesi in strada, in una “Marcia della Dignità” per chiedere il rispetto della dignità del lavoro, semplificazione dei tempi di regolarizzazione e una sistemazione adeguata dopo l’ormai prossimo sgombero della Felandina.
L’iniziativa, organizzata da Altragricoltura, Associazione NoCap e Comitato Braccianti della Felandina, ha visto la partecipazione dei sindaci di Pomarico e Colobraro: a marciare anche don Antonio Polidoro, parroco di Scanzano Jonico.
La mobilitazione ha preso il via dalla Felandina per spostarsi poi nel borgo di Serramarina: simbolicamente gli oltre trecento braccianti, assieme ai membri di numerose realtà del territorio, hanno marciato nella strada che costeggia la contrada; alcuni dei manifestanti hanno cercato di bloccare la ex statale 175 ma gli organizzatori hanno ricondotto tutti in piazza dove ha preso il via l’assemblea.
Ma quali sono le richieste di chi ha marciato? Lo abbiamo chiesto a Muda, membro del comitato Braccianti della Felandina.
Tra gli interventi anche quello di Yvan Sagnet, presidente dell’Associazione NoCap, che, ai nostri microfoni, ha illustrato le priorità da mettere in campo per garantire i lavoratori stranieri ma anche l’agricoltura italiana.
La mobilitazione continua e si sposta a Matera, come ha spiegato ai nostri microfoni Gianni Fabbris, presidente di Altragricoltura.