“Dobbiamo avere la voglia di opporre al modello delle tre scimmiette, io non vedo, io non sento e io non parlo, il modello di dire io vedo, io sento e io parlo e io faccio semplicemente il mio dovere di cittadino”.
Con queste parole il giornalista siciliano Paolo Borrometi, da anni sotto scorta per le minacce subite dalla mafia a seguito delle sue inchieste giornalistiche, ha concluso il suo intervento nel convegno “Un morto ogni tanto”, svoltosi mercoledì pomeriggio nel cinema di Marconia.
Un titolo non casuale, quello scelto dagli organizzatori, l’associazione di promozione sociale “Noi ci Siamo” e il coordinamento Libera di Basilicata; riprende infatti il titolo dell’ultimo libro di Borrometi, la frase estratta dalle intercettazioni tra boss mafiosi che stavano decidendo il suo destino.
Un libro che, partendo da un episodio, si sofferma sui traffici e gli interessi della criminalità come ha spiegato il giornalista ai nostri microfoni.
Il convegno è stato anche occasione per presentare la ricerca sulla percezione e presenza delle mafie in Basilicata i cui risultati sono stati illustrati dal professor Marcello Ravveduto, storico dell’Università di Salerno.
I risultati sono stati commentati anche dal procuratore della Dda di Potenza Francesco Curcio, che abbiamo incontrato prima dell’inizio dei lavori.