Le piaghe del caporalato e dello sfruttamento lavorativo come freno alla crescita armonica e allo sviluppo economico dell’agricoltura italiana, e meridionale in particolare.
Il giro di affari miliardario delle agromafie che controlla e condiziona l’industria del cibo.
La necessità della tracciabilità dei prodotti per rendere più consapevoli i consumatori.
Sono solo alcuni dei temi su cui si è discusso venerdì mattina nella sala conferenze dell’azienda sperimentale Pantanello di Metaponto durante il convegno “Agromafie e caporalato: le aree del sud Italia a rischio caporalato e sfruttamento lavorativo in agricoltura”, organizzato da Coldiretti Basilicata.
Al tavolo dei relatori, tra gli altri, i magistrati Cataldo Motta, già capo della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce e Gian Carlo Caselli, già procuratore a Palermo e Torino e attualmente presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Agromafie; li abbiamo incontrati a margine del convegno.
Promotrice dell’iniziativa di Metaponto la sezione lucana della Coldiretti, protagonista della fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”. Ai nostri microfoni il presidente regionale di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto, ha evidenziato l’importanza di incontri incentrati su tematiche di stretta attualità come quelli della lotta al caporalato e alle agromafie.