“Quale migliore transizione ecologica ci potrebbe essere se non un bell’esempio di uscita dal fossile della Basilicata?
Le chiediamo di non fare scena muta sulle nostre richieste, così come ha fatto il suo collega ora ministro dell’agricoltura Patuanelli sulla concessione Val d’Agri insieme al presidente della Regione Basilicata Bardi”.
Lo si legge in una lettera congiunta delle associazioni ambientaliste No Scorie Trisaia, Cova Contro e Mediterraneo No Triv indirizzata al neo ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
!Il rinnovo delle concessioni petrolifere – prosegue la lettera – riguarda il futuro di una regione e il meridione d’Italia ed è un contratto pubblico e non privato. I soldi per il Recovery fund le premettiamo che non devono essere gestiti dalle multinazionali e che non vanno spesi nemmeno per l’idrogeno prodotto dal gas ,le estrazioni di gas hanno provocato danni in questa regione quanto il greggio, così come le chiedono, purtroppo, anche alcuni sindacati.
La invitiamo, sig. ministro Cingolani, da buon fisico a toccare con mano gli effetti del fossile sull’ambiente, sulla salute e le economie locali di questa regione. La Basilicata per anni è stata considerata un laboratorio a cielo aperto dove poter sperimentare di tutto con vere cavie umane e sul più grande bacino idrico d’Europa che soddisfa 4 milioni di persone e serve per allevamento agricoltura, qualsiasi prodotto industriale e persino l’acciaio dell’Ilva di Taranto.
La Basilicata non è il Sahara ma qui l’H2s, i reflui petroliferi radioattivi, il gas flaring e le trivelle su laghi, sorgenti, centri nucleari e vicino agli ospedali hanno avuto spazio e consenso da un sistema politico nazionale e regionale retto da 4 parlamentari e dalla lobby dei rifiuti di ogni genere.
Ma anche sul rinnovabile battiamo tutti, circa o meglio sulla lobby delle rinnovabili , senza alcuna democrazia sull’energia, perché l’energia qui costa tanto (grazie alle liberalizzazioni ) e alla speculazione sui territori e sulle comunità che pagano i danni economici e sulla salute.
La Basilicata è diventata un caso di studio europeo , una regione che perde i fondi Ue per il PIL petrolifero ma resta tra le regioni più povere d’Italia. Roba questa da portare sui banchi delle università e da far impallidire le matricole universitarie.
Qui possiamo tranquillamente istituire un master per i suoi studenti sulla “transizione della speculazione energetica sul territorio e sulla pelle dei cittadini”
Sarebbe a costo zero, con visite guidate dai nostri volontari sui luoghi dei vari disastri e con testimonianze dirette di agricoltori, allevatori, massaie, emigrati vari e singoli cittadini che hanno perso la propria salute e il proprio futuro.
Non è una provocazione, sig ministro, la Basilicata del fossile è questa e noi siamo ben lieti di fargliela conoscere”.