“Nel mio vivere ho sempre fotografato con la mente, ascoltato con l’anima parole che sentivo lavorando con la forgia”.
Parole, interiorizzate da tempo, che hanno preso forma oggi più che mai nei 70 anni di Salvatore Vita, con la creazione di vere e proprie opere d’arte protagoniste della mostra tenutasi a Montalbano Jonico durante i festeggiamenti del Santo patrono, San Maurizio, svoltisi la scorsa settimana.
Una mostra per omaggiare Montalbano, la sua città adottiva dall’età di 4 anni e nella quale si è formato come fabbro.
Originario di Terranova di Pollino, Salvatore ha spesso vissuto anche all’estero come responsabile dei cantieri navali in Francia ed in Germania.
“L’arte del ferro battuto – ci svela – dovrebbe rimanere allo stato brado, ma la mia è fatta di tante cose, come i fiori ad esempio, che non hanno senso senza colori”. Le sue sono rose rigorosamente rosse. È un color ferro dipinto da tinte forti quasi a voler far fiorire quel ricordo di un tempo passato, quello dei suoi 9 anni ad esempio, in cui ha toccato la prima forgia e che lo ha segnato per sempre.
Da fabbro a direttore dei cantieri navali, sino a vivere in pensione l’essere artista sì, ma anche con il desiderio di pubblicare un libro su quel tempo vissuto che per ora ha voluto manifestare solo così. Forgiare quel ferro che sa di anima che emerge, quasi come a voler far parlare il suo mondo.
Tra i lavori anche tante farfalle, quante ne sono bastate per creare una giostra dal loro movimento circolare su di un traliccio in miniatura. “Sono la vita che nasce da una morte, quella del bruco. In una parola sono rinascita”, ci dice sul loro significato.
Per la mostra anche una specchiera sulla quale sono adagiate delle lumache, tante quante bastano a rendere l’idea di una famiglia. Per Salvatore sono animali silenziosi, docili, innocui, essenziali in questa vita frenetica. Tra le sue creazioni anche gigli africani, apribottiglie, segnalibri, campanacci, ed infine l’emblema della Francia: il gallo, dipinto di nero petrolio, segno di eleganza e forza, contrapposto a quel gallo dai colori arlecchini che per Salvatore incarna, ma in ferro, l’anima italiana.
Cristina Longo