Montalbano lascia spegnere la tradizione dei Fuochi accesi ogni anno il 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate.
Già dimenticata da tempo l’antica usanza di benedire nel giorno della festa gli animali, quest’anno è caduta nel dimenticatoio anche la tradizionale gara dei falò, tenuta tra i diversi quartieri del paese.
I ragazzi erano soliti raccogliere i rami potati dagli ulivi per ammucchiarli negli spazi liberi dei rioni.
La sera dei fuochi era una vera festa. Si compiva un percorso di visite ai fuochi per assegnare la vittoria al quartiere che aveva saputo attirare più gente per la grandezza e l’estensione del falò.
Il premio solo simbolico era motivo di vanto tra i ragazzini che festeggiavano orgogliosi con una cena finale, organizzata con i proventi delle offerte del vicinato. Un’antica usanza popolare, che segna l’inizio del Carnevale, mantenuta in vita fino a qualche anno fa, che offriva ai cittadini un’occasione per rincontrarsi in piazza, sotto casa, per una sera, riscoprendo un momento ludico, ritornando ad una dimensione più tribale, tutti insieme come in un rituale, intorno ad un grande fuoco beneaugurante e purificatore.
La sera del 17 a Montalbano Jonico però, i tanti, ultra ventenni, che ricordano con gioia quell’appuntamento, saranno rimasti certo delusi di non trovare in giro nessun mucchio di rami e legnetti da ardere.
Nessuno ragazzino è più disposto a raccogliere le “frasche”, forse, semplicemente perché nessun adulto gli ha trasmesso l’entusiasmo nel farlo, o forse perché, neanche più gli adulti sono disposti a difendere le proprie tradizioni. Oggi sono cambiati gli interessi, le priorità, i giochi e con essi cambiano le generazioni.
Questa non pretende certo di essere un’analisi sociologica del fenomeno, ma solo il racconto di un reale cambiamento, non per questo, sempre necessariamente positivo.
Già dimenticata da tempo l’antica usanza di benedire nel giorno della festa gli animali, quest’anno è caduta nel dimenticatoio anche la tradizionale gara dei falò, tenuta tra i diversi quartieri del paese.
I ragazzi erano soliti raccogliere i rami potati dagli ulivi per ammucchiarli negli spazi liberi dei rioni.
La sera dei fuochi era una vera festa. Si compiva un percorso di visite ai fuochi per assegnare la vittoria al quartiere che aveva saputo attirare più gente per la grandezza e l’estensione del falò.
Il premio solo simbolico era motivo di vanto tra i ragazzini che festeggiavano orgogliosi con una cena finale, organizzata con i proventi delle offerte del vicinato. Un’antica usanza popolare, che segna l’inizio del Carnevale, mantenuta in vita fino a qualche anno fa, che offriva ai cittadini un’occasione per rincontrarsi in piazza, sotto casa, per una sera, riscoprendo un momento ludico, ritornando ad una dimensione più tribale, tutti insieme come in un rituale, intorno ad un grande fuoco beneaugurante e purificatore.
La sera del 17 a Montalbano Jonico però, i tanti, ultra ventenni, che ricordano con gioia quell’appuntamento, saranno rimasti certo delusi di non trovare in giro nessun mucchio di rami e legnetti da ardere.
Nessuno ragazzino è più disposto a raccogliere le “frasche”, forse, semplicemente perché nessun adulto gli ha trasmesso l’entusiasmo nel farlo, o forse perché, neanche più gli adulti sono disposti a difendere le proprie tradizioni. Oggi sono cambiati gli interessi, le priorità, i giochi e con essi cambiano le generazioni.
Questa non pretende certo di essere un’analisi sociologica del fenomeno, ma solo il racconto di un reale cambiamento, non per questo, sempre necessariamente positivo.