Lo scorso 27 gennaio “Movimento Tutela Valbasento” ha trasmesso all’Ufficio regionale di Compatibilità Ambientale le sue osservazioni relative all’istanza di riesame con valenza di rinnovo dell’AIA di Tecnoparco.
“Il comitato ambientale – si legge in una nota – in base alle criticità e problematiche emerse dall’analisi del documento autorizzatorio dell’azienda valbasentana che a Pisticci Scalo smaltisce reflui industriali, chiede alla Regione Basilicata di esprimere giudizio negativo al rinnovo dell’autorizzazione in questione.
Il Movimento ha subito ricordato nella premessa delle sue osservazioni che, pur essendo scaduti formalmente i termini per l’invio di questo tipo di documentazione, si può facilmente constatare come anche l’intero iter istruttorio del riesame in oggetto abbia superato da oltre due anni i termini previsti dalla legge per la sua conclusione.
Ma quali sono le principali criticità, a giudizio degli attivisti?
In primis, il fatto che la Regione avrebbe autorizzato Tecnoparco a realizzare sul suo impianto delle modifiche che ha ritenuto “non sostanziali”. A detta del Movimento, invece, tali modifiche dovrebbero ritenersi “sostanziali”, in quanto, “se da un lato non comportano un aumento o una variazione qualitativa delle emissioni, dall’altro alterano le condizioni di convogliabilità tecnica delle stesse”. Tali modifiche, che avrebbero dovuto obbligare Tecnoparco a presentare una nuova domanda di riesame, sono sopraggiunte quando ormai il procedimento di riesame con valenza di rinnovo dell’AIA risultava avviato da oltre due anni, e pertanto hanno inficiato l’intero iter istruttorio.
La questione più eclatante sollevata dal Movimento riguarda, però, il capitolo miasmi: dopo aver ricordato che nell’ottobre del 2014 l’Arpab rilevò a Pisticci Scalo ben 247 superamenti di idrogeno solforato rispetto al valore guida dell’Oms (campagna interrotta in maniera inattesa per la rimozione del contatore Enel della centralina), il Movimento ha sottolineato come, terminato quel monitoraggio, non è stata più effettuata alcuna altra campagna di misurazione che rilevasse i valori di H2S presenti nell’aria, nonostante i miasmi si siano ripetuti negli anni successivi, fino ai giorni nostri (come attestato dalle numerose dichiarazioni spontanee rilasciate dai cittadini del luogo e presenti nel documento inviato in Regione). Inoltre, via Anzio avrebbe usato “due pesi e due misure”, tra Valbasento e Val d’Agri, in merito ai limiti di riferimento per le emissioni di idrogeno solforato (come si evince dalla DGR n. 983 del 6 agosto 2013). Altra questione sollevata in merito ai miasmi, riguarda la possibilità di considerare come forma di inquinamento anche le molestie olfattive, pur in presenza di impianti muniti di autorizzazione, come confermato da recenti sentenze della Corte di Cassazione.
Altro punto critico sarebbe poi quello relativo al cosiddetto “parametro salute”: l’Autorizzazione Integrata Ambientale, infatti, non dovrebbe limitarsi a verificare il solo rispetto dei limiti di emissioni degli inquinanti e le relative tecniche di disinquinamento (B.A.T.), ma dovrebbe anche tener conto degli effetti che tali emissioni possono produrre sui recettori umani e sulla loro salute. Per dimostrare la “compatibilità ambientale” di un impianto industriale, inoltre, assume un grande rilievo il Parere Sanitario del Sindaco, che dovrebbe contenere una valutazione sulla rilevanza sanitaria delle emissioni dell’impianto stesso.
Infine, ma non certo per ordine d’importanza, la questione relativa alla radioattività. Secondo il Movimento, infatti, la Regione avrebbe del tutto disatteso l’impegno, assunto nel 2014, relativo a campionamenti e analisi periodiche per determinare e verificare lo stato radiologico dell’area della Valbasento. Per questo, gli attivisti ritengono indifferibile “effettuare indagini in tal senso per avere dati certi in materia e, fino ad allora, non consentire a Tecnoparco la continuazione delle attività strettamente connesse alla presenza di radionuclidi, riscontrati nei reflui provenienti dal Cova di Viggiano”.