“Nuovi dati sulla contaminazione della falda dell’Itrec – Enea”

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“Grazie all’impegno congiunto di Mediterraneo No-Triv e Cova Contro abbiamo ottenuto altri dati sulla contaminazione di falda dell’Itrec-Enea. Infatti relativamente ai piezometri di recente costruzione è rilevabile che nei prelievi relativi al mese di luglio 2018, nel piezometri spb1 – 5, oltre la SS106, il manganese la fa da padrone: si oscilla tra i 146 mcg/l (soglia di legge 50) ed i 682 mcg/l, quindi ben oltre 10 volte la soglia di legge”.

È quanto si legge in una nota congiunta delle associazioni ambientaliste Mediterraneo No Triv e Cova Contro.

“Incomprensibile è la mancata ricerca nelle analisi di tallio, vanadio ed idrocarburi totali già rinvenuti da Sogin in analisi precedenti nei suoli come nelle acque. Manca come al solito la ricerca di fenoli, bario ed altre sostanze, come prescritto dal dlgs 152/06. Inspiegabile ad oggi – prosegue la nota – come piezometri poco distanti tra loro possano vedere oscillare così pesantemente i valori del manganese che passano da 150 circa di media ai 682 del piezometro spb3.

Le analisi con le relazioni annesse non fugano altri dubbi: da dove vengono gli altri metalli ritrovati in falda come selenio, zinco, cobalto e nichel? Nel piezometro spb5 (sempre lato SS106-Sinni, il nichel arriva a 31 mcg/l (soglia 20) e gli sforamenti di manganese continuano anche in quasi tutti gli altri piezometri, dall’spb 6 (Sinni/Agrifela), all’spb 7 (area consorzio di bonifica) ove il ferro viene rilevato a 599 mcg/l (soglia di legge a 200), l’alluminio a 519 (soglia a 200), e il cromo esavalente a 6,1 (soglia a 5). Quindi per l’ennesima volta il cromo esavalente viene rilevato oltre l’area ENEA. Tutti i piezometri installati a ridosso dell’ingresso alla complanare di avvicinamento al parcheggio ENEA contano sforamenti da cromo esavalente, la cui presenza sotto soglia viene rilevata anche nel piezometro spb13, all’interno dell’area boschiva Enea prospiciente la SS 106.

Inaccettabile – aggiungono le associazioni ambientaliste – è la risposta del Dott. Antonio Martemucci dell’ASM che conferma il mancato controllo degli alimenti circa la ricerca degli inquinanti rilevati in falda e che è ancora in discussione il piano di controllo alimentare specifico! Nella analisi non emerge la trielina come contaminante in questi nuovi piezometri, ma emerge il triclorometano, composto alifatico cancerogeno, presente in tracce in diversi piezometri ma oltre soglia nei piezometri spb 9 (area consorzio di bonifica-ss106) e spb13 (area boschiva). In diversi piezometri, come nell’ spb5, spb7 ed spb8 per la prima volta Arpab ricerca il triclorofluorometano, liquido refrigerante volatile, rilevato a 0,6 mcg/l, sostanza non normata e che ha superato la SS 106, infatti i tre piezometri sono installati tra l’Agrifela ed i locali del consorzio di bonifica, quindi su ambo i lati della 106. Questo refrigerante, usato anche come reagente di laboratorio, è tossico per l’atmosfera e per l’ambiente, pericoloso anche in piccole quantità se disperso in acque di falda o se presente nell’acqua potabile; ma l’Arpab nonostante trovi un composto a base di fluoro non determina il parametro dei fluoruri, previsti per legge.

Ad oltre tre anni dall’ufficializzazione di una contaminazione assai più vecchia, sono stati realizzati 17 nuovi piezometri che hanno esteso la conoscenza e quindi la conferma che diversi contaminanti sono oltre l’area Sogin ed oltre l’area Enea sotto campi coltivati, a ridosso del fiume ed oltre la statale jonica. Tuttavia non sappiamo in base a quale modello idrogeologico questi pozzi sono stati realizzati, infatti trascurato dall’analisi appare la falda profonda su tutti i versanti (aziende locali prelevano l’acqua freatica ad oltre 30 metri di profondità), e la falda superficiale a distanze spaziali più elevate, verso Rotondella, verso Fosso Granata a Nord dell’impianto, e verso la provinciale per Rotondella. Mancano dati anche sul versante policorese, mancano le analisi sull’acqua superficiale del Sinni come quella del vicino canale di bonifica/scolo, idem per la sorgente di Fosso Granata. Ignota anche la ricerca nei sedimenti fluviali del Sinni.

Purtroppo – concludono Mediterraneo No Triv e Cova Contro – siamo ancora delusi da questo monitoraggio che manca di ampiezza di visione, partecipazione e trasparenza, del resto alle conferenze di servizi le associazioni vengono tenute fuori dalla porta. Ovviamente la ricerca della radioattività esula da questo discorso, altro capitolo, altre nebbie. Cosa ci fa un liquido refrigerante in falda oltre l’area Enea? Da dove viene, quali conseguenze ha avuto essendo tossico, e da quanto tempo scorre liberamente nell’ambiente esterno? Perché se i prelievi risalgono a metà luglio la firma nei rapporti di prova finali è di fine agosto?”

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