“In un intervento radiofonico, l’assessore Rocco Leone ha parlato dello stato dell’arte della struttura Ospedaliera, ed ha affermato che: “… il piano di sotto (piano terra) mancano i testaletto e l’ossigeno … su primo piano, in alcune stanze ci sono i testaletto, in altre no, e da quattro anni che l’impianto di ossigeno e acqua calda e fredda non vengono usati…” E poi continua: “…manca l’impianto di areazione caldo e freddo, …e l’ossigeno non sappiamo se funziona o non funziona, …ho chiesto ai tecnici di fare una ulteriore verifica”.
Condividiamo che il piano terra non potrebbe essere utilizzato, perché, adibito a usi diversi, non siamo tecnici, ma, ci risulta che siano stati spesi, anche in questo caso, alcune somme di denaro pubblico per rinnovare un impianto di gas medicali nuovo di zecca, ancora non utilizzabile, dall’esterno all’interno dei piani primo e secondo. E questo, si presume, riguarda anche l’impianto dell’acqua. Infine, oggi, tutte le stanze di degenza, sono ancora dotate di testaletto, con le rispettive predisposizioni di gas; ossigeno e vuoto. Teniamo ancora una volta, informare, come già fatto in questi ultimi anni che, i piani, primo e secondo, durante i lavori di demolizione e adeguamento strutturale, non sono stati del tutto danneggiati e che, le condizioni attuali, si potrebbero risolvere in tempi molto molto brevi”.
E’ la nota del Comitato in difesa dell’Ospedale di Tinchi.
“Se rilasciato il certificato di agibilità, l’ospedale di Tinchi potrebbe riaprire in dieci giorni. Per essere realisti, a Tinchi, il tempo dei grandi lavori è finito. La regione e i responsabili si diano da fare perché, i gas medicali, per un ammalato da covid19 può fare la differenza tra la vita e la morte. Oggi, quali mezzi abbiamo a disposizione tra il metapontino e Venosa? E per fronteggiare le esigenze quotidiane sul territorio?”