“Sorgono perplessità sui criteri di selezione del personale adottati dal Comune di Pisticci”.
Inizia così la nota di Rocco Caramuscio, responsabile della sezione di Pisticci di “Italia in Comune”.
“I vari bandi emessi in questi ultimi mesi – scrive Caramuscio – prevedono quasi esclusivamente la sola valutazione delle prove scritte ed orali sostenute dai candidati. Infatti, in alcuni di essi si precisa che: “il presente concorso è per soli esami e pertanto i titoli di studio richiesti per l’accesso al concorso non saranno oggetto di valutazione”.
Nessun punteggio quindi viene attribuito al voto di laurea o diploma e alle esperienze lavorative e professionali acquisite.
Di fatto si azzera la parte oggettiva del criterio selettivo e si lascia a una commissione il compito di decidere chi abbia sostenuto il miglior esame.
Quasi un terno al lotto o, quantomeno, una decisione soggetta ad eventuali discrezionalità di giudizio.
In verità alcuni bandi, come quello per l’assunzione degli agenti di polizia locale, comprendono una valutazione oggettiva. Ma riguarda purtroppo le sole doti atletiche dei candidati.
Gli stessi dovranno cimentarsi in alcune prove come la corsa, il salto in alto, le flessioni, rispettando tempi e misure accessibili non certo a donne e uomini meno giovani o fisicamente meno prestanti che di fatto restano esclusi anche da questa opportunità.
Alla prestazione atletica non si attribuisce un punteggio, ma è condizione necessaria per l’assunzione, come se il posto fosse da ricoprire da novelli Rambo piuttosto che da vigili urbani la cui mansione preminente spesso riguarda questioni burocratiche, l’organizzazione del traffico e certo, a volte anche dell’ordine pubblico. Ma se anche volessimo considerare necessarie le qualità atletiche, allora si dovrebbe instaurare annualmente la verifica di mantenimento di tali requisiti estesa a tutto il corpo dei vigili urbani. Non è pensabile che sia solo un criterio di selezione. Tale valutazione, più che oggettiva, sembra stia lì a precludere la partecipazione a chi magari ha qualche chilo in più o non è proprio un atleta pur essendo dotato di maggiore conoscenza, esperienza e attitudine al ruolo.
Insomma su un punteggio massimo di sessanta, un piccolo valore al curriculum vitae e al voto del titolo di studio, lo avrei dato. Giusto per decretare, nel nostro piccolo, che la conoscenza, la competenza e l’impegno profuso nello studio, contano.
A dispetto di qualche centimetro in più o qualche secondo in meno”.