A meno di un anno dall’avvio formale del percorso sperimentale intrapreso all’interno del Forum Ambientale Permanente di Pisticci (Fap), le associazioni firmatarie annunciano le loro dimissioni dall’organo consultivo istituito con voto unanime del Consiglio Comunale nel novembre del 2011, con D.C.C. 51/2011.
La decisione è maturata a causa di un comune sentimento di delusione nei confronti delle azioni intraprese dall’Amministrazione comunale soprattutto negli ultimi mesi, sebbene fin dall’inizio sia stato disatteso l’impegno assunto nella stessa delibera istitutiva del FAP relativamente al monitoraggio mensile delle acque del fiume Basento.
Infatti, nonostante già a febbraio l’assemblea, nell’esercizio delle sue funzioni consultive, avesse adempiuto alle richieste ad essa formulate in merito alla conduzione delle analisi ambientali, l’Amministrazione comunale non ha dato alcun seguito, determinando di fatto una inadempienza nei confronti di un enunciato in delibera consiliare.
Intanto a marzo, l’assemblea delle associazioni riunite nel FAP approvava all’unanimità il documento programmatico “Valbasento: sostenibilità esaurita”, condiviso con l’Amministrazione comunale e presentato congiuntamente nel corso di una conferenza stampa convocata il 7 aprile. Ad oggi, purtroppo, si registra che la componente amministrativa e l’intero Consiglio comunale non hanno dato alcun seguito ai principi ispiratori di quel documento, con il quale si chiedeva che in Valbasento cessassero tutte le attività impattanti, in nome del principio di precauzione. Il FAP ha da subito invocato risposte politiche alla questione Valbasento, registrando invece una serie di iniziative orientate a soluzioni tecniche ritenute inadeguate e insufficienti, come emerso dai numerosi tavoli interistituzionali tenutisi tra Potenza e Roma a partire da metà giugno, ai quali il FAP non è mai stato invitato, pur avendo chiesto di partecipare, tradendo così il ruolo consultivo per il quale è stato creato. Peraltro, diversi punti sviluppati nel tortuoso iter di confronto tra istituzioni non hanno mai trovato la condivisione del FAP. Tra questi, come già indicato in un precedente comunicato stampa, la proposta di trasferire il quartiere residenziale di Pisticci scalo, ipotesi che, ancora una volta, antepone gli interessi economici a quelli di tutela del territorio. Altri continuano ad essere la ridondante riproposizione di impegni presi da quasi due anni.
Parallelamente, l’Amministrazione comunale ha continuato ad intervenire pubblicamente sulla questione, prospettando interventi decisivi e coraggiosi che, nonostante il ripetersi degli episodi di miasmi a Pisticci scalo, sono stati solo ripetutamente annunciati senza avere alcun seguito concreto. La prova più lampante della mancata consequenzialità è la diffida formulata lo scorso 8 agosto dal Sindaco Di Trani a Tecnoparco e agli organi competenti in materia, con la quale si intimava di risolvere definitivamente la questioni miasmi entro 15 giorni, al termine dei quali sarebbe intervenuto con propri atti. Anche in questo caso, le azioni annunciate sono rimaste sulla carta. Il FAP ha più volte contestato agli amministratori locali la mancanza di atti consequenziali, confidando in una loro reale adesione al proprio documento programmatico, che doveva tradursi in un percorso finalizzato a contribuire al recupero delle funzioni originarie della società valbasentana, individuate nella fornitura di servizi e utilities alle aziende operanti nell’area e non nel trattamento di reflui provenienti da tutta Italia. Ciò che le associazioni dimissionarie contestano è la mancanza di un concreto tentativo politico di muoversi in tale direzione ai tavoli, dove si è preferito lavorare per la mitigazione del problema, mitigazione che comunque non c’è, fino al punto di arrivare ad ipotizzare il trasferimento degli abitanti.
Tutto ciò ha determinato la necessità di fare un primo bilancio dell’esperienza all’interno del FAP che, purtroppo, ha messo in luce i limiti di un innovativo strumento di concertazione depotenziato nelle sue funzioni e abbandonato al suo destino da tutti coloro che lo hanno istituito con il famoso deliberato del novembre 2011.
Per queste motivazioni, le associazioni firmatarie che avevano aderito al FAP hanno deciso di rassegnare le dimissioni a questo organo, unitamente alle cariche elettive. La battaglia per l’ambiente e il contributo delle associazioni non verrà a mancare. Ciò che invece è in discussione è il tentativo, purtroppo fallito, di portare avanti un iter condiviso con le istituzioni, una sperimentazione sulla quale le associazioni hanno dato il massimo e più onesto contributo.