Dopo le fiamme che a Pisticci hanno distrutto uliveti, pascoli, due tettoie in lamiera, capannoni che proteggevano la provvista di fieno e foraggio per un intero inverno, andata completamente in fumo, ed attrezzature agricole, ora muoiono gli animali, affamati e senza un riparo.
All’azienda ovicaprina Panio di Pisticci la situazione, già difficile dopo il pauroso incendio durato dal 26 al 29 agosto scorsi, si fa sempre più complicata.
E’ di qualche giorno fa infatti, la notizia della morte di tre capi tra caprini ed ovini, mentre dodici altri capi sono tuttora dispersi nel bosco: se tutti e dodici dovessero morire, complessivamente ci sarebbe un danno di circa 3mila euro, considerando anche i tre già deceduti.
E parliamo solo di una stima limitata ai capi morti: a questi, come venne sottolineato circa due settimane fa nel corso di una conferenza stampa, vanno aggiunti tutti gli altri danni direttamente dipendenti dall’incendio.
Tra i capi deceduti anche uno appena nato, probabilmente morto a causa della mancanza di latte nella mamma.
Giuseppe Panio, uno dei due fratelli che gestiscono l’azienda, lancia l’ennesimo allarme e chiede aiuti: “E’ trascorso ormai quasi un mese dal primo giorno dell’incendio che ha devastato la nostra azienda, a causa delle sterpaglie provenienti dalla strada comunale e degli aghi di pino infuocati provenienti dal bosco.
Fino ad ora, però, nessuna istituzione è intervenuta per sostenere l’alimentazione dei circa 400 capi ovicaprini.
Ora, a causa della malnutrizione, iniziano a morire i primi animali: questi sono i primi tre, tra i quali anche un piccolino morto per la mancanza di latte nella mamma che, non mangiano erba, ovviamente non produce latte”.
La morte degli animali, come già anticipato, oltre ad un disvalore affettivo ne crea anche uno di natura economica: “Se andiamo avanti così, il reddito derivante dagli animali risulterà pressochè azzerato: vivendo così, infatti, iniziano ad avere i primi problemi già per il solo fatto di aver cambiato l’alimentazione.
Quando escono al pascolo, infatti, non fanno altro che trovare rami di ulivo bruciati e pere selvatiche carbonizzate: in una parola, sono malnutriti e quando escono al pascolo finiscono anche per avvelenarsi”.
Dalla denuncia fatta circa due settimane fa, dunque, non è cambiato assolutamente nulla?
“Quasi nulla, fatta eccezione per l’aiuto di qualche amico che ci ha donato del foraggio: per il resto, come ho già precisato, non si è mosso nulla.
E’ chiaro che non possono essere certo i privati a risolvere i problemi della nostra azienda, anche perchè come ce li abbiamo noi, ce li hanno anche le altre aziende agrozootecniche della zona.
Già riuscire a tenere in attivo l’azienda in tempi di crisi come questi era difficile, figuriamoci ora dopo questa sciagura”.
Sono necessari, dunque, aiuti sia in termini economici che in natura, sotto forma di foraggio per gli animali.
Il leader di Altragricoltura, Gianni Fabbris che ha già sposato la causa dei fratelli Panio due settimane fa, torna a chiedere “un atto di liberalità da parte delle istituzioni, in primis quelle regionali.
I Panio non ce la fanno e non hanno neanche accesso al credito: continuando così potrebbero dover chiudere l’azienda.
Chiedo, quindi, ancora una volta alle istituzioni di farsi carico di questa situazione anche attraverso la convocazione di un tavolo, allargato alla Prefettura di Matera, per affrontare questa gravosa situazione che, voglio ricordarlo, interessa soprattutto i Panio, ma anche l’azienda Grieco e quella Montano, sebbene in misura minore”.
Il sindaco di Pisticci, Vito Di Trani, ha chiesto la dichiarazione dello stato di calamità.
“Ed ha fatto bene.
Anche la Regione si è mossa su questo tema ma non dobbiamo farci illusioni perchè non ci sono misure al riguardo e, dunque, è difficile che si arrivi a tale riconoscimento”.
Nel frattempo, gli animali muoiono.
Piero Miolla