Policoro: ai domiciliari il sindaco Lopatriello

Arresti domiciliari per il sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, e altre dodici persone, indagati con l’accusa di concorso in corruzione aggravata, nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Matera sull’installazione di impianti di nuovo tipo della pubblica illuminazione.
I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in mattinata dalla Guardia di Finanza di Matera, che ha effettuato perquisizioni nell’Ufficio tecnico del Comune, nelle abitazioni e negli uffici degli indagati e nelle sedi di alcune società.
L’inchiesta, coordinata dal pm Valeria Farina Valaori, ha riguardato due bandi, uno del valore di 20 mila euro, l’altro di 26 mila.
Secondo l’accusa, però, l’assegnazione dei lavori a due imprese di Bari avrebbe preceduto l’attribuzione di un appalto ben più consistente, pari a circa quattro milioni di euro, sempre per impianti di illuminazione “a led’’.
Intanto, due “cordate” di imprenditori, attraverso l’intermediazione di professionisti, avrebbero versato tangenti per ottenere gli appalti e “prenotare” quello più grosso dal punto di vista economico.
Oltre a Lopatriello, il provvedimento cautelare è stato disposto anche per l’assessore ai lavori pubblici, Cosimo Ierone, per i dirigenti del Comune Felice Latronico e Felice Viceconte; gli Pier Maria Antonio Lista, Luigi Rotunno, di Noci e Giuseppe Leo, di Bari; l’ingegner Giovanni Francesco Lista; gli imprenditori Giovanni Colamarino, di Noci, e Livio Gennaro, di Bari; il presidente della cooperativa agricola Campoverde di Policoro, Giuseppe Benedetto, e per altri due imprenditori policoresi, Rocco La Rocca e Felice D’Amato.
Le tangenti sarebbero state pagate da imprenditori raggruppati in “due distinte cordate”, guidate una da Colarino, l’altra da Livio.
Secondo quanto si è appreso, dopo aver installato i nuovi impianti “a led’’ sulla base dei due appalti da 20 e 26 mila euro, le imprese avrebbero ottenuto una dichiarazione di “gradibilità” dall’amministrazione comunale.
Un atto che attesta qualità tecnica e qualitativa dei prodotti installati e la convenienza dell’iniziativa: secondo l’accusa, sarebbe la “base” per assegnare poi l’appalto successivo, da quattro milioni di euro.
Per nove indagati, il giudice per le indagini preliminari Roberto Scillitani ha deciso anche la misura interdittiva del divieto temporaneo dell’esercizio dell’attività professionale.

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