Il Forum Ambientale Permanente (Fap) interviene ancora con una nota sulla questione miasmi della Valbasento.
“La tutela autentica della salute dei cittadini – si legge nella nota – avrebbe già dovuto imporre la rimozione delle cause che la minacciano. In Valbasento la più evidente (anche se crediamo non sia la più pericolosa) corrisponde ai miasmi rivenienti dal trattamento reflui; la più antica è rappresentata dal Sito industriale da bonificare e mai bonificato; la più paradossale è l’immissione attuale di altre sostanze pericolose laddove risulta già evidente l’esaurimento della sostenibilità ambientale dell’area, che la colloca in una situazione di eccezionalità tale da richiedere l’interruzione delle attività impattanti.
Nonostante prese di posizione, anticipazioni ed annunci, tuttavia, ad oggi i cittadini di Pisticci Scalo e zone limitrofe continuano a subire quotidianamente l’effetto dei disgustosi odori rivenienti dai reflui che, va ribadito, non sono solo di natura petrolifera. Pur prendendo atto delle azioni che si annuncia di voler intraprendere, il Fap ritiene che, per tutelare davvero la salute delle persone, le cause dei miasmi intanto vadano sospese.
E’ questa urgenza che va rappresentata al tavolo convocato presso il Ministero dello Sviluppo Economico per giovedì 17 luglio alla presenza di Eni, Tecnoparco, Comune di Pisticci, Regione Basilicata ed Asi.
A tal proposito, anche l’ipotesi annunciata dal governatore Pittella di chiedere una riduzione dei camion che dalla Val d’Agri portano i reflui petroliferi in Valbasento per essere trattati, va meglio circostanziata per evitare che risulti del tutto inefficace. Stando, infatti, a dati Eni, ogni anno finiscono su gomma 365 mila metri cubi di reflui (non tutti, peraltro, smaltiti a Pisticci Scalo), mentre Tecnoparco è autorizzata a trattare 1 milione di metri/cubi anno di rifiuti liquidi di ogni tipo. In fase di strutturazione della “proposta Pittella” sarebbe interessante stabilire quanti reflui petroliferi arrivano a Tecnoparco rispetto alla totalità dei reflui presi in consegna dalla società valbasentana. Perché, facendo due conti con i dati Eni alla mano (si veda il local report 2013), potrebbe emergere che i reflui petroliferi sono la minor parte ed una loro riduzione potrebbe essere del tutto insufficiente a risolvere il problema dei miasmi, soprattutto se poi Tecnoparco dovesse mantenere la possibilità di sopperire ai quantitativi ridotti dalla Val d’Agri con nuove commesse. Per dare un minimo di credito alla “proposta Pittella”, occorrerebbe disporre nell’Aia di Tecnoparco non solo una riduzione dei reflui petroliferi, ma anche una più generale riduzione delle soglie annue dei reflui già autorizzati. Questo, giusto per evidenziare il rischio che alcune mosse immaginate come risolutive possano, invece, rivelarsi un grande bluff.
Da parte sua, come ampiamente anticipato in diverse occasioni, il Fap ritiene che la Valbasento non possa ricevere più altre sostanze inquinanti, anche nel caso in cui certi processi non comportino il superamento dei valori di legge, a causa dell’inquinamento chimico pregresso della Valle, tuttora non bonificata. Di qui si rinnova la richiesta di fermare incondizionatamente le attività impattanti, perché per la tutela della salute e dell’ambiente dell’area la riduzione dei camion con i reflui non è sufficiente, tanto più se si tiene come obiettivo solo quello di rimuovere i miasmi. Questi, infatti, sono soltanto la punta dell’iceberg, la maggior evidenza di una situazione ambientale fortemente critica e molto compromessa al di là dei cattivi odori.
Vanno in una direzione difficile da condividere, inoltre, le logiche per le quali, proprio la priorità del diritto alla salute ed alla sicurezza dei cittadini, devono cedere il passo al cospetto di improponibili trattative di trasferimento di centri abitati o dei loro abitanti. Questa logica, fosse anche impostata sulla scorta di una libertà di scelta, non ci interessa, perché a pagarne le conseguenze sarebbero come sempre i cittadini meno facoltosi e perché potrebbe giustificare un calo dell’attenzione su un’area che resterebbe comunque abitata.
E’ la stessa logica insita dietro a troppo sbrigativi ragionamenti sulla restrizione food e feed dei terreni agricoli, per i quali, intanto, occorre continuare a lottare prioritariamente per rimuovere le cause dell’inquinamento.
Il tavolo romano sia una occasione di confronto schietto e trasparente, nel quale ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità e soprattutto operare scelte chiare e coraggiose finalizzate a rimuovere le criticità ambientali del territorio Valbasentano, a partire dalle attività di trattamento reflui di Tecnoparco che, come più volte ribadito, deve tornare alla sua mission originaria, che non è lo smaltimento dei reflui.
Il Fap, pur nella consapevolezza che il dibattito sulle questione ambientali dell’area sia entrato nel vivo, ritiene necessario che venga data concretezza a tutte quelle azioni consequenziali più volte annunciate”.